Zaia: «Coi tamponi rapidi la risposta in 5 minuti: noi li abbiamo provati, vanno usati ovunque»

«E me lo domanda? Ha ragione da vendere, è un fatto di buon senso. Ti prendono la temperatura nei negozi, dal parrucchiere, in palestra… perché a scuola no? Io mi sono fatto un’idea: a Roma si sono opposti alla misurazione nelle scuole altrimenti gli sarebbe nata una discussione sindacale sulle mansioni. Ma la mia è solo un’ipotesi, se fosse vero il contrario ci spieghino il motivo scientifico».

Come è partita la scuola in Veneto?

«Dal punto di vista pedagogico non nel modo migliore: 13 mila posti vacanti, coperti più o meno per metà dai supplenti. Dopo sette mesi di riscaldamento a bordo campo ci aspettavamo di meglio».

Che fa, presidente, polemizza con il governo?

«Nessuna polemica, è una constatazione. È chiaro che se hai la metà degli insegnanti, dovrai fare tempi ridotti. Non voglio fare il primo della classe, posso solo dare la visione di uno che è in trincea. Ho tre interlocutori: gli studenti, i genitori e la sanità. Sono responsabile rispetto a questi soggetti e non posso dimenticarlo».

Che cosa la preoccupa di più nella delicata riapertura delle scuole?

«Non è questione di preoccupazione, ci sono tre punti che mi confortano. Primo, non abbiamo alcuna emergenza ospedaliera: in terapia intensiva abbiamo 18 persone. Secondo, oggi il 95% dei positivi non ha sintomi e torna negativo senza averli avuti. Infine, da quanto apprendiamo dalla comunità scientifica, i bambini o i ragazzi in età pediatrica sono i meno esposti. Il mio lavoro oggi è conciliare le famiglie con i medici».

In che senso?

«Dobbiamo rimodulare il rapporto con la medicina di territorio, in particolare i pediatri con cui abbiamo un ottimo dialogo. Loro giustamente con un bambino con tosse, due linee di febbre, alla luce dei protocolli di oggi, e anche a loro comprensibile tutela, si vedono costretti a posizioni rigide. Ma loro sanno cosa fare, conoscono i pazienti e sono in grado di capire che alcuni sintomi non c’entrano col Covid. Ma mi metto anche nei panni di una mamma».

E come ci si trova?

«Fa lo spiritoso? Ci sono bambini che passano l’inverno con le bronchiti. Al minimo sospetto, linee guida alla mano, si passa alla prescrizione del tampone. O peggio, al tampone prima ancora della visita. Ma così, significa passare l’inverno a far tamponi».

All’aeroporto di Venezia si indica la via per i tamponi ai provenienti da Malta, Cipro, Spagna, Croazia e Sardegna. Non è strano?

«Strano? Se si vuole far polemica… Da noi il tampone a chi proviene dalla Sardegna si fa da tempo, ai veneti e ai sardi, su base volontaria. In 4 minuti diamo l’esito scritto. È un servizio, non certo una ghettizzazione, i sardi sono nostri fratelli. E infatti riceviamo un sacco di lettere di ringraziamento».

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