La scommessa di Salvini e Meloni sulla Puglia : “Vinciamo con Fitto e mandiamo a casa Conte”

“E’ un’occasione, un’occasione importante” ragiona il parlamentare di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, che di Fitto è avvocato (Fitto ha avuto una lunga disavventura giudiziaria, quando era presidente, finita in parte in prescrizione in parte con assoluzioni, in parte ancora davanti al giudice civile) e amico, anche se Sisto non l’ha voluto seguire n ei suoi peregrinaggi politici, restando fedele al Cavaliere. “Dicono che Fitto non fosse il migliore candidato. E sbagliano: Michele Emiliano è un animale, mi si passi il termine, del consenso, una macchina elettorale. Serviva qualcuno che sapesse giocare anche su quel piano, smascherando tutto quello che di male, tantissimo, è stato fatto alla Puglia in questi quindici anni, raccogliendo consenso”. Tradotto: Emiliano muove le truppe cammellate. Serve qualcuno che faccia altrettanto. Fitto, vecchio democristiano, è l’unico in grado di farlo.

Racconta chi sta girando con lui in queste settimane che ha una sorta di archivio nel cervello: in ogni comune in cui finiscono, da Bovino a Spinazzola, da Torricella a Depressa, Raffaele Fitto conosce il nome e il cognome di un portatore di voti. Il nome e il cognome giusto a cui andare a bussare. “Non è difficile trovare le porte aperte”, dicono i suoi, forti del fatto che Emiliano è divisivo, c’è chi lo ama e chi lo odia, e poi il potere logora. Lo sa benissimo Fitto che, in questa campagna elettorale, ha dovuto rivedere le fotografie di 15 anni fa quando era costretto a scappare dai cittadini (a Terlizzi) per esempio, che protestavano perché aveva chiuso più di 20 ospedali. Lo aveva fatto poco prima della campagna elettorale, senza troppi calcoli, convinto che mai nessuno lo avrebbe potuto battere nella Puglia nera. Ma aveva sbagliato i conti, non immaginando la variabile Vendola.

Chi gli sta vicino racconta che negli anni però è cambiato, “di carattere”, per citare Checco Zalone che forse gli ha regalato una delle più clamorose interpretazioni: Fitto, ragazzino secchione a antipatico che cita comma e leggi a memoria, ma sempre sotto scacco di mamma Leda. Se il matriarcato è condizione comune (Vendola, Emiliano, in questi anni c’è stato spazio e significato per le mamme di tutti), il Fitto “antipatico” è una narrazione (“ora non più attuale” giura chi gli sta vicino) che gli ha creato non pochi problemi: lo hanno odiato più i suoi (ex) amici che i suoi nemici. Vice presidente, scelto dalla Lega, dovrà essere, se vince il centrodestra, per esempio Nuccio Altieri, ex parlamentare di Forza Italia: Fitto è stato suo testimone di nozze, poi Altieri è andato con la Lega e i rapporti tra i due sono scesi ai minimi termini.

Tornando a Zalone, Fitto non ha perso la caratteristica del secchione. Ieri in Puglia è sceso il ministro Roberto Speranza ad annunciare che la Puglia, dopo 15 anni è uscita dal piano di rientro sanitario, e Fitto è saltato sulla sedia: “Dov’è il provvedimento del consiglio dei Ministri? E quello del ministero dell’Economia?”. Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, in campo per aiutare Michele Emiliano, ha detto: “C’è una differenza tra noi e loro”. A guardare la campagna elettorale di Fitto, sembra proprio così: ha recuperato molti dei fuoriusciti di questi anni nel centrosinistra, vagabondi politici alla ricerca di potere con in tasca però un portafoglio importante di voti. Ha messo dalla sua parte un pezzo importante del mondo dell’agricoltura e dell’imprenditoria.

Scelta inevitabile: se la Puglia di Vendola (soprattutto) ed Emiliano ha usato parole come ambiente, recupero, se ha parlato alla cultura, quella di Fitto guarda all’industria. In questa campagna elettorale sta battendo palmo su palmo le imprese da Foggia a Lecce, lasciando perdere associazioni (è stato a Bari, all’Arcigay, ma non ha voluto firmare, unico tra i candidati presidente, una serie di impegni).  A Polignano, insieme con la Meloni, è finito anche in quella (una fabbrica di ortofrutta) che poi sarebbe diventata il più grande focolaio pugliese di Coronavirus, fortunatamente senza troppe conseguenze. In campo, come candidati, ha chiamato vecchi compagni di avventura (Azzollini, Loperfido) o i loro figli (Franzoso, Bellomo). Mezza campagna elettorale la sta conducendo sui “disastri dell’agricoltura pugliese”, in particolare per il non contenimento della Xylella e per non essere riusciti a spendere i fondi del Psr, ma ha candidato l’ex assessore regionale di Emiliano, il foggiano Leo di Gioia, e il commissario scelto dal governo Renzi per contrastare l’avanzata della Xylella, il generale Silletti.

Calenda ha detto che lo preferisce a Emiliano. Renzi non esplicitamente ma, secondo gli ultimi sondaggi, la candidatura di Scalfarotto sarebbe decisiva per la vittoria del centrodestra in Puglia, grazie a quei due punti percentuali. A proposito: prima del Covid la Puglia non era nemmeno in discussione. Era del centrodestra. Dopo il lockdown i sondaggi parlano di un testa a testa, con Fitto in vantaggio per alcuni, in svantaggio per altri. “Si giocherà per pochi voti, ci sono tantissimi indecisi”, dicono i sondaggisti ma nel quartier generale di Fitto (così come in quello di Emiliano) sono sicuri di vincere.

Le variabili.
Il Covid, inanzitutto: Fitto lo sa, e non a caso ha scelto come principale dei suoi bersagli il professor Pierluigi Lopalco, l’epidemiologo scelto da Emiliano per gestire l’emergenza, e che ora è candidato in una lista civica per il centrosinistra con l’investitura di assessore alla Sanità.

L’affluenza: Emiliano ha liste forti, fortissime, forse più forti. Se l’affluenza sarà bassa, premierà i candidati rispetto a un voto di opinione nazionale più favorevole al centrodestra. In sintesi, pochi votanti brutta notizia per Fitto.

Il voto disgiunto: in queste ore i dirigenti del centrosinistra lo chiedono a gran voce, parlando agli elettori grillini e a quelli di Italia viva. Nel centrodestra ci credono poco.”E’ un voto troppo consapevole per avere dimensioni importanti”, dicono. E poi si fidano di Fitto e della sua agenda del consenso. “Se non vinciamo questa volta, non vinceremo mai più”. 

REP.IT

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