Il bonus dei furbetti. Un boomerang per Inps, partiti e governo

Chi ha aspettato per mesi la cassa integrazione ne sa qualcosa. I partiti d’altro canto sono tenuti a spiegare perché la selezione della loro classe dirigente (parliamo di membri del parlamento, non di consiglieri di quartiere) appare ogni volta di più zoppicante, e si aspetta che avvenga qualche scandalo o scandaletto perché si corra ai ripari. Solo ex post, peraltro, quando ormai la frittata è fatta. La Lega ha sospeso questi due accattoni, gli altri tre i cui nomi si conosceranno domani subiranno inevitabilmente la stessa sorte, ma nessuno potrà cacciarli dal Parlamento e fino al 2023 tutti e cinque resteranno alla Camera a spese nostre, e chissà, fra tre anni qualcuno forse se ne sarà dimenticato e li ricandiderà. Troppo assolutorio, per i partiti, gettare la croce solo addosso a qualche peone.

E più che altro ciò che emerge e che resta dall’intera è un sapore di rancido, là nell’aria, perché tra chi ha fatto il furbetto, chi ha provato a fare il furbo e chi non si è accorto dei furbi emerge un quadro complessivo sgarruppato proprio nel momento in cui – l’emergenza Coronavirus – il Paese si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso. Remare controvento è difficile, se vedi che chi ti guida rema meno di te, allora ti viene voglia di abbassare le braccia.

QN.NET

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