Le ipocrisie dei nuovi politici

Ma quando il Parlamento è chiuso o comunque «invisibile», come durante il lockdown, quando è quotidianamente vilipeso e allegramente dimezzato, e le leggi si fanno a furor di popolo e salvo intese in favore di telecamere, i pasticci sono la inevitabile conseguenza, e stupirsene a cose fatte aggiunge il ridicolo della stupidità alla colpa della demagogia.

Il primo comandamento dell’antipolitica è infatti quello di confondere l’etica con il diritto, mettendo così fine alla lunga parentesi liberale aperta da Immanuel Kant più di due secoli fa, il quale spiegò che la legge è ciò che ci obbliga verso gli altri, il dovere ciò che ci obbliga verso noi stessi. L’idea di poter orientare la morale attraverso la legge non è solo puerile, è nefasta. Perché produce leggi ingiuste e facilmente aggirabili. Insomma: sarebbe bastato, come qualche parlamentare vecchio stampo aveva segnalato, condizionare il bonus a un limite reddituale per evitare che l’Inps dovesse erogarlo a chiunque (e poi, con mossa astuta, farlo sapere in giro, scaricandosi la coscienza).

E anche adesso che lo scandalo è avvenuto, l’antipolitica non si preoccupa di emendarsi con un emendamento, cioè correggendo in Parlamento un errore che forse riguarda anche altri bonus (ho paura che ne scopriremo non pochi di furbetti nei prossimi mesi, come del resto avvenne con il reddito di cittadinanza, perché quando si procede con trasferimenti diretti la truffa è sempre dietro l’angolo). No, l’antipolitica preferisce invece emendarsi con la gogna pubblica, esponendo cioè i nomi dei peccatori e pensando così di aver eliminato il peccato. Una specie di autodafé, con tanto di rogo degli eretici, gli stessi spacciati appena due anni fa per monaci della nuova politica. La saggezza popolare dice che l’occasione fa l’uomo ladro. Ma ridurre con certosina pazienza e giuridica sapienza l’occasione non farebbe abbastanza spettacolo, è una di quelle noiose attività parlamentari che ormai non interessano più il grande pubblico: meglio organizzare una spettacolare caccia al ladro.

Il proposito dell’antipolitica di mettere fine al sistema riproduttivo di una consorteria di politici sempre più arrogante e proterva nel distribuirsi prebende e privilegi, si fondava su una genuina indignazione popolare e su una sincera volontà di rinnovamento della democrazia, la quale è tale se garantisce il ricambio. Ma i metodi scelti si stanno rivelando ampiamente inefficaci. I Cinquestelle avevano puntato sul vincolo di mandato, sul parlamentare mero portavoce dei suoi elettori, e hanno il maggior numero di transfughi di tutti i partiti in Parlamento. Avevano puntato sul controllo diretto degli eletti attraverso una specie di democrazia diretta telematica, e ormai le poche migliaia di iscritti alla piattaforma Rousseau non fanno che ratificare decisioni prese prima, altrove, e in privato. Avevano puntato sul limite dei due mandati e si apprestano a violarlo per la Raggi a Roma e dunque forse a eliminarlo per tutti i capi, siano ex come Di Maio o in carica come Crimi, entrambi alla seconda legislatura. Insomma, l’antipolitica ha mancato il suo obiettivo dichiarato, quello di eliminare i politici di professione: chi non lo era, lo è presto diventato; chi sa che non potrà diventarlo, fa provviste per il futuro, anche di bonus se può. E non crediamo che il sacrificio rituale dei tre sciagurati, ai quali auguriamo tutti di poter tornare presto a curare le loro partite Iva fuori dal Parlamento, possa bastare a nascondere un tale fallimento.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.