Bocelli, il “negazionista”. Non c’è scampo per chi canta fuori dal coro

Dici che un bimbo ha bisogno di papà e mamma? Sei omofobo. Avanzi l’ipotesi che gli immigrati andrebbero aiutati a casa loro (ciò che i missionari fanno da secoli, spesso con risultati eccezionali)? Sei razzista.

Non ti allinei alle valutazioni dei più sullo stato del Covid 19 oggi in Italia? Sei negazionista. Di qua i buoni e giusti, di là i mostri da sbattere su Facebook, Instagram, Twitter.

Che ti oscurano se non aderisci al pensiero dominante.

È un andazzo pericoloso. Esasperato, non a caso, in un Paese che negli anni Settanta dava del fascista a chiunque non fosse allineato con idee di sinistra. Allora, per dire, bastava leggere il Giornale di Indro Montanelli per essere considerato un nostalgico del Duce. E chi votava Democrazia cristiana lo faceva di nascosto, pena l’accusa minima di baciapile, massima di fiancheggiatore della mafia.

La lunga stagione del bipolarismo, poi, ha avvelenato definitivamente i pozzi della ragione, creando nuovi fossati tra sedicenti giusti e presunti reprobi. E, così, oggi eccoci qua, a veder brandire un aggettivo, negazionista, da sempre riservato a chi nega l’esistenza dei campi di sterminio. Ma che ora viene usato, con colpevole disinvoltura, per etichettare chi va, montanellianamente, controcorrente. Ovvero, si avvale della libertà di non aderire al pensiero unico. Vi pare una cosa sana?

QN.NET

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