Bocelli, il “negazionista”. Non c’è scampo per chi canta fuori dal coro

di MASSIMO DONELLI

Le parole sono pietre. Esser lapidato è un attimo. Da ieri lo sa bene Andrea Bocelli, voce italiana numero uno al mondo, accusato di essere il negazionista del Covid 19. Perché? Perché ha detto ciò che molti, pur rispettando la quarantena, hanno pensato nei giorni terribili dall’8 marzo al 3 giugno: “Mi sono sentito umiliato e offeso per la privazione della libertà di uscire di casa senza aver commesso crimine alcuno”. E perché ha aggiunto ciò che, ora, a torto o a ragione, molti pensano: la situazione in Italia è meno drammatica. Bocelli ha parlato in Senato. Assieme a Matteo Bassetti, Massimo Clementi e Alberto Zangrillo, tre professori che, in prima persona, hanno combattuto contro la pandemia. 

Negazionisti anche loro? Sì, perché hanno opinioni diverse rispetto alla maggioranza dei colleghi: “La macchina del fango ha raggiunto livelli inaccettabili. Ci deve essere un pensiero unico nella scienza? Non mi piace un Paese così”, ha contrattaccato Bassetti. Centrando, al di là del merito, il punto: ovvero, la dittatura del pensiero unico.

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