Coronavirus Lombardia: «I debolmente positivi non infettano, stop all’isolamento per oltre 15 mila»

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Ecco come è cresciuto il numero dei tamponi debolmente positivi in Lombardia

Il fatto che chi ha una bassa carica virale non sia più contagioso è importante anche, come anticipato, per ridimensionare i numeri dell’allarme lombardo: dai report quotidiani del virologo di Regione Lombardia Danilo Cereda emerge infatti che dai primi di giugno circa la metà dei positivi comunicati giornalmente sono «debolmente positivi». Ieri 83 su 143. Ma chi sono concretamente i «debolmente positivi»? Baldanti sintetizza: «La stragrande maggioranza sono malati vecchi, scoperti con il test sierologico». In un’intervista al Corriere della Sera la scorsa settimana il direttore dell’Istituto Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, ha evidenziato: «Li chiamiamo contagi, ma sono persone positive al tampone. Commentare quei dati che vengono forniti ogni giorno è inutile, perché si tratta di positività che non hanno ricadute nella vita reale». Aggiunge Remuzzi: «In alcuni casi la carica virale può essere bassa probabilmente anche perché ci stiamo proteggendo con mascherine e distanziamento sociale».

Il presidente del San Matteo, Alessandro Venturi, tira le somme: «Tutto ciò dimostra che oggi in Lombardia la circolazione del virus finalmente è rallentata. I nuovi casi che vediamo sono una coda dell’epidemia che ci ha travolto come nessun’altra regione italiana». L’equivoco da evitare: «Non bisogna pensare però che il virus sia meno cattivo del passato — dice —. Le percentuali restano le stesse di marzo: su 100 contagiati, 80 sviluppano la malattia in modo leggero, 20 finiscono in ospedale e di questi 5 in terapia intensiva». I ricoveri dunque, che ormai s’aggirano intorno ai 10 al giorno contro i 1.500 e più quotidiani di marzo, sono pochi perché poche sono le persone contagiate.
E adesso la Lombardia vuole capire come deve comportarsi. Motivo per cui chiede, in una lettera inviata ieri, ragguagli all’Istituto superiore di sanità: «Alla luce delle nuove scoperte scientifiche vogliamo sapere come dobbiamo comportarci nel conteggio dei casi e nelle politiche sanitarie da adottare nei confronti dei clinicamente guariti», osserva l’assessore alla Sanità Giulio Gallera. È destinato a continuare, comunque, verosimilmente fino al 15 luglio l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto. L’allarme è ridimensionato, ma la battaglia non è ancora finita.

CORRIERE.IT

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