Le preoccupazioni del Pd per il sondaggio sui numeri di Conte

«Il potenziale va oltre il 30 – sogna in grande un esponente stellato del governo – Conte porterebbe elementi di novità». Roberto Fico avrebbe un ruolo importante nel «nuovo» Movimento e così Paola Taverna, mentre Luigi Di Maio non farebbe i salti di gioia. Il feeling tra i due è pari allo zero, anche se Conte assicura di stimarlo e si dispiace quando non si sente ricambiato.

Quella di Conte leader del M5S è la strada maestra, ma non è la sola su cui si ragiona. La seconda via è una lista personale stimata intorno al 14%, che toglierebbe acqua al M5S e al Pd. La terza via la indicò Zingaretti, incoronando anzitempo Conte come possibile candidato premier di una alleanza larga. Pd, M5S, sinistra e magari Italia Viva. Il ministro Speranza firmerebbe oggi stesso, mentre Renzi mai si fidanzerebbe con Di Battista e compagni. Ma il fronte contiano già studia lo slogan: la destra si batte solo stando uniti. Modello Prodi.

«Con gli Stati generali Conte ha alzato la posta della sua scommessa politica», ha detto al Giornale un altro padre nobile del centrosinistra, Arturo Parisi. Conquistare la guida della maggioranza «garantendola con la propria forza politica», sia essa una lista elettorale, o la forza del consenso. E se le tre opzioni del premier non sembrano tenere in conto il baratro della crisi economica e sociale che si aprirà in autunno, il fronte contiano ostenta sicurezza: «Quando le onde sono alte non si cambia il timoniere che ha portato la barca in salvo durante la tempesta». Se lo fanno cadere, Conte avrà le mani libere «e allora sì che i partiti si dovranno preoccupare».

I vertici del Pd sono preoccupati da tempo. Un tweet del vicesegretario Andrea Orlando sembra mettere una lapide sull’esecutivo: «Di Battista ha detto a Conte di stare sereno». Una lista Conte toglierebbe voti ai dem e un Conte capo dei 5 Stelle renderebbe il Pd «gregario di Conte», come osserva il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova. Dal Nazareno, oltre alla soddisfazione per i sondaggi che danno il Pd a poco più di due punti dalla Lega, filtra la paura che lo scontro nel M5S si scarichi sul governo. Zingaretti sente spesso Conte, ma forse non sente quel che i fedelissimi raccontano in giro: «Né Franceschini, né Guerini, né il leader del Pd hanno la forza di competere con Conte per Palazzo Chigi».

CORRIERE.IT

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