“Chiesi di denunciare Torzi, 5 milioni forse spariti”. Monsignor Perlasca rompe il silenzio

Torzi riceve mandato dalla Santa Sede per l’acquisizione delle quote del palazzo in modo da ottenere la piena proprietà dell’immobile. Perché la Segreteria di Stato decise di seguire questa triangolazione tramite la società Gutt SA di Torzi?
Devo premettere che questa transazione fu approvata dal Segretario di Stato il quale autorizzò l’operazione. A questa domanda dovrebbero peraltro rispondere il Dr. Tirabassi (dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, ndr) ed il Dr. Crasso (all’epoca gestore delle finanze della Segreteria di Stato, ndr) ai quali avevo cortesemente chiesto di seguire da vicino la complessa questione. Sinceramente non saprei dirle perché si seguì questa strada. Al tempo, mi fidai di quanto riferito da Tirabassi e da Crasso. Del resto, non c’era mai stato alcun motivo per dubitare della loro correttezza. Una società, comunque, doveva essere costituita, in quanto la Segreteria di Stato non possiede direttamente proprietà immobiliare.

Ci fu una riunione in cui emerse che Torzi chiedeva 20 milioni di euro per restituire alla Santa Sede mille quote della società con diritto di voto. Può raccontarci qualcosa di quella riunione in cui emerse, secondo gli inquirenti, il tentativo di estorsione?
Appena si palesò la richiesta del Sig. Torzi dissi chiaramente che bisognava denunciarlo, in quanto avanzava pretese del tutto ingiustificate e di evidente indole ricattatoria. Purtroppo fui l’unico a sostenere questa tesi, mentre si preferì scendere a trattative con la controparte. Non è che io escludessi la trattativa, ma la contemplavo solo dopo aver sporto denuncia per truffa e chiesto il sequestro conservativo del bene.

E’ vero che il tentativo di estorsione avvenne anche in presenza del Papa?
Mi sembra molto brutto chiamare direttamente in causa il Santo Padre in questa vicenda. So che, alla fine di dicembre del 2018, ci fu un incontro con Lui, al quale però nessun rappresentante dell’Ufficio amministrativo venne invitato. Forse perché si sapeva fin troppo bene la relativa ed irremovibile posizione circa la denuncia.

Perché alla fine il Vaticano ha pagato 15 milioni a Torzi?
Perché alla fine prevalse la linea della trattativa. Le dirò di più. Il primario studio londinese – assolutamente il migliore – che curò la transazione si impegnò sino a 10 milioni, in quanto, oltre quella cifra, nessun controllo interno ed esterno avrebbe potuto non rilevare i contorni della truffa, rispetto al valore del bene. Non le so dire nulla sugli altri 5 milioni – sempre che siano stati effettivamente dati – perché io ero già stato trasferito ad altro incarico.

Intervista pubblicata nell’edizione odierna del quotidiano “Il Giornale”

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