Il segnale sbagliato dalla piazza di Roma

Gli ultimi due hanno espresso subito solidarietà a Mattarella, seguiti con un lungo attimo di ritardo da Matteo Salvini: a conferma della tentazione di un pezzo, almeno, della destra di dialogarci e magari in prospettiva annetterli, quasi fossero «sardine nere», o meglio arancioni, simmetriche e opposte a quelle anti-Salvini spuntate a Bologna. Ma sarebbe un azzardo: spalmerebbe una patina di qualunquismo estremista dalla quale l’opposizione dovrebbe guardarsi, per evitare una regressione minoritaria che non onorerebbe i suoi consensi e il suo peso nel Paese. Accogliere gli inviti fermi, convinti del capo dello Stato all’unità significa anche rispettare quella popolazione del Nord che Mattarella ha voluto onorare con la sua presenza. Ignorarli, invece, anche sul piano politico offre alibi a chi, nella maggioranza che vede protagonisti M5S e Pd, predica il dialogo senza praticarlo.

Dopo le manifestazioni di ieri, questa filiera può puntare il dito sulla destra di piazza per allontanare da sé il sospetto di non cercare né volere l’unità. È vero che lo status quo governativo oggi è tanto precario quanto inevitabile. Ma puntellare solo posizioni di rendita potrebbe rivelarsi un errore: per il governo e per l’opposizione. Mattarella addita una nuova fase che implica l’esigenza di cambiare ottica, toni, schemi; e di trasformare il dramma italiano ed europeo in un’opportunità unica di cambiamento. La mascherina protettiva calata ieri su naso e bocca anche mentre parlava aveva qualcosa di penitenziale, e in parallelo era un invito alla responsabilità di proteggersi e proteggere gli altri.

A Roma, invece, si è risposto con una cascata di selfie e mascherine alzate e abbassate a caso. Sono scene che possono gratificare chi continua a coltivare la popolarità e a inseguire il miraggio delle urne. Ma di colpo appaiono invecchiate, appartenenti a un’altra epoca: ad un populismo «storico» e autoreferenziale, superato dal dramma del Covid-19. Probabilmente se ne manifesterà presto un altro, con contorni a oggi imprevedibili. La sua versione caricaturale è tinta di arancione e indossa i gilet; quella della destra vista ieri si presenta in bilico tra identità differenti. Ma per adesso tocca tasti e regala silhouettes politiche che rimandano al passato, non al presente. E tanto meno al futuro.

CORRIERE.IT

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