Ecco le condizioni Ue per il Recovery Fund: “Soldi e prestiti solo a chi fa vere riforme”

Tra le ipotesi per reperire le risorse c’è anche quella di ridurre il volume totale del bilancio 2021-2027 rispetto alla precedente proposta della Commissione (che fissava il budget all’1,11% del Pil Ue). Per dare l’idea di quanto la situazione sia in evoluzione, Ursula von der Leyen avrebbe deciso anche di cambiare all’ultimo momento il nome del piano: la comunicazione presentata lunedì alla riunione dei capi di gabinetto si intitolava «Il momento dell’Europa – Uniti nella ripresa», ma oggi potrebbe diventare «Next Generation EU».

I tre pilastri
L’intero piano è diviso in tre pilastri. La «Recovery and resilience Facility» rappresenta la parte più sostanziosa del primo, del quale fanno parte anche un programma per l’erogazione diretta di fondi (React-EU) a enti locali, ospedali e piccole-medie imprese, oltre che il fondo rurale e quello per la transizione ecologica. Il secondo pilastro è dedicato agli interventi per ricapitalizzare le imprese in difficoltà e agli investimenti, mentre il terzo riguarda il settore sanitario, la ricerca e la protezione civile.

I criteri
I fondi della «Facility» verranno ripartiti tra i Paesi in base a precisi criteri e distribuiti sotto forma di prestiti o sussidi. Ma Bruxelles chiederà agli Stati di «rendere le proprie economie più resilienti e meglio preparate per il futuro». Una traccia dei possibili interventi utili a chiedere l’accesso i fondi può essere ricercata nelle raccomandazioni Ue pubblicate la scorsa settimana. Bruxelles – tra le altre cose – chiede a Roma di rafforzare il proprio sistema sanitario, ma anche di «migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione». La riforma della PA per semplificare la burocrazia potrebbe dunque essere un motivo valido per chiedere i fondi, così come la riforma del Fisco, dato che l’Ue chiede da sempre di mettere ordine nella giungla delle «tax expenditures».

Bond trentennali

Le obbligazioni emesse dalla Commissione avranno una durata molto lunga, fino a 30 anni. Per la restituzione dei prestiti ai mercati, l’esecutivo Ue propone tre diverse soluzioni: un aumento dei contributi degli Stati al bilancio comunitario, un taglio dei programmi Ue oppure nuove tasse riscosse a livello europeo. Tra le ipotesi ci sono un’estensione del sistema per lo scambio di emissioni, la Carbon Tax, la Web Tax e un’imposta sulle multinazionali. Tutte questioni altamente divisive. —

LA STAMPA

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