A chi tocca ora far ripartire la nostra Italia

di MICHELE BRAMBILLA

Firmati i decreti che dovranno regolare il ritorno a una vita più o meno normale, il premier ha di fatto ripetuto che adesso tocca a noi. Cioè a noi cittadini, che dovremo essere ligi nel rispettare tutte le norme di sicurezza. È vero. Ma non è che, finora, arginare l’epidemia sia toccato a qualcun altro. Non è che siano arrivate cure miracolose o un improbabile vaccino a tempo di record. Siamo stati tutti noi, restandocene disciplinatamente in casa per due mesi abbondanti, a fermare il contagio. I sacrifici li hanno fatti tutti i cittadini, soprattutto quelli che appartengono alle categorie economiche più penalizzate.

Certo adesso noi italiani siamo tenuti a fare ancora di più, cioè a essere sempre meno italiani (quanto ad allergia alle regole) e sempre più tedeschi o svedesi (quanto a senso civico). Ma tocca anche a qualcun altro.
Tocca al governo assicurare una sanità pubblica che non si regga più solamente sulla bravura e perfino sull’eroismo di medici e infermieri; con un piano di prevenzione – tracciamento dei contagi, chiusure dei focolai, test a tappeto sulla popolazione – ben diverso da quello improvvisato e dilettantesco che è andato in scena tre mesi fa.
Tocca al governo anche e soprattutto sostenere un’economia che ha subito ferite gravissime, in diversi casi mortali.

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