Coronavirus, Fontana: «In Lombardia riaperture solo per chi ha le condizioni di sicurezza»

E se risulterà superiore ai 37,5° dovranno rimandarli a casa. E a maggior ragione saranno tenuti a grande attenzione a eventuali sintomi-spia durante le giornate lavorative. In caso di tosse, raffreddore, congiuntivite dovrà scattare l’isolamento immediato, la chiamata al soccorso sanitario e la comunicazione dell’azienda all’Ats competente. Complessivamente, da lunedì in Lombardia sono previste 2 milioni e 700 mila persone presenti fisicamente ai loro posti di lavoro, oltre a un milione in smart working e 300 mila ancora bloccati. Con la riapertura di negozi, bar, ristoranti, parrucchieri e centri estetici, tuttavia, si introduce una variabile nuova: i clienti. E infatti c’è anche la prescrizione di rilevare la temperatura anche a tutti loro prima dell’accesso a qualsiasi servizio. E, di nuovo, sopra i 37,5° dovrà scattare il divieto di ingresso e l’invito a contattare il proprio medico curante. La Regione Lombardia, poi, raccomanda «fortemente» di scaricare e utilizzare l’app «AllertaLom» e di rispondere alle domande del questionario «CercaCovid». Anzi, per i datori di lavoro dovrebbe diventare un gesto quotidiano.

La protesta di Confcommercio

Insomma, niente di rivoluzionario per tante persone che hanno già visto le proprie vite rivoluzionate dall’emergenza che ha travolto tutto e tutti. Ma in ogni caso la stessa ordinanza lombarda rinvia ai testi governativi tutto ciò che ancora richiede di essere chiarito. E non è poco. «Domani mattina ci sarà un incontro con il nostro comitato tecnico scientifico e con il governo che ci chiarirà quali aperture vuole fare il 18 maggio e quali sono le ulteriori linee d’azione che vuole adottare e non ha ancora comunicato», ha spiegato ieri pomeriggio lo stesso presidente Fontana. Con una sottolineatura: «I sindaci sono preoccupati perché non ci sono ancora misure definitive da parte del governo». Ma nel frattempo la reazione più ruvida arriva dai commercianti che, attraverso Confcommercio Lombardia, chiedono «regole certe, facilmente applicabili e sostenibili». Ieri mattina, all’incontro del Patto per lo sviluppo, l’associazione di categoria ha sollevato energicamente il tema a nome di oltre 140 mila imprese: «Non è pensabile, ad esempio, che pubblici esercizi e ristoranti possano riprendere l’attività con l’obbligo di mantenere 4 metri quadrati per cliente perché misure come questa, se rese obbligatorie, non sarebbero, in tutta evidenza, economicamente sopportabili». E anche a proposito della misurazione della temperatura — obbligatoria per dipendenti e raccomandata per i clienti — i commercianti obiettano: «Anche solo all’atto pratico, per lunedì sarà impossibile reperire una quantità sufficiente di termoscanner».

CORRIERE.IT

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