Coronavirus, Giorgetti: «La bottiglia è nel mare». Governo di unità nazionale con Draghi premier

«La bottiglia è nel mare», sospinta dalla corrente che pure Conte prova a contrastare. Ma la sua speranza che l’Europa disponga «subito» un trilione di euro per il Recovery fund, si infrange sugli scogli di Bruxelles e in quel «spero molto presto» che Gentiloni è costretto a pronunciare. È tale la dimensione dei problemi, che in fondo il problema non è il premier, per quanto Giorgetti si conceda una battuta sull’«azzeccacarbugli che si è ingarbugliato». Il punto è che la pandemia ha sorpreso l’Italia mentre non aveva recuperato ancora il Pil perso durante la crisi del 2008: unico Paese tra i Grandi in questa condizione. Perciò non deve sorprendere se l’analisi di Franceschini, che teme la «vampata assistenzialista», coincide con quella di Giorgetti: «Il metadone somministrato all’economia assistita, può rivelarsi mortale». Fonti autorevoli raccontano che Draghi sia stato contattato da rappresentanti di vari partiti. Tutti sanno che l’ex presidente della Bce non si farebbe trascinare nelle manovre di Palazzo, e tutti si sono ripromessi di richiamarlo quando dal Palazzo arriverà una richiesta collettiva, unita alla garanzia che nessuna forza pretenderà di staccare dividendi nel giro di pochi mesi: la necessità di rimettere mano al sistema, a partire da una radicale revisione della spesa pubblica, non si concilierebbe con manovre di piccolo cabotaggio in Parlamento.
Se il messaggio della «bottiglia» venisse accettato, non nascerebbe un gabinetto tecnico ma un governo con «la forza della politica» che si spenderebbe a favore di un disegno ri-costituente. L’interrogativo è se la politica sia in grado di fornire queste assicurazioni. «Non è facile, non sarà facile», riconosce Giorgetti: «Ogni partito avrà i suoi problemi da risolvere». E certo ci saranno resistenze. Ma come spiega uno dei maggiori dirigenti del Pd, «quando la crisi impatterà sul Paese, leadership deboli e incapaci di guidare il processo, saranno messe alle strette da un passaggio che si preannuncia traumatico. E si rivolgeranno a Draghi. Allora si capirà che gli avvertimenti del Quirinale contro una crisi di governo al buio, erano un modo per spiegare al Parlamento che in questa fase emergenziale può muoversi solo usando la sfiducia costruttiva». L’emergenza è iniziata e i cittadini non fanno più distinzioni. Se n’è accorto un esponente della Lega, chiamato da un imprenditore che gli chiedeva di «fare presto» con i decreti. «Ma noi siamo all’opposizione». E l’altro, gridando: «Non me ne frega un c… Sbrigatevi».

CORRIERE.IT

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