Il buio oltre il lockdown

Alla fine della baldoria ancora non si capisce chi siano i “congiunti” che lunedì si possono andare a trovare o cosa siano gli assembramenti, nonostante i picchi aristotelici del discorso del premier, che in Parlamento, sostanzialmente, aggiunge poco a quel che aveva detto in tv. Quel che si capisce è che la fase 2, a tre giorni dal D-day, è nel limbo di una discussione trasformata in una sorta di referendum “lockdown sì / lockdown no”, che ha approfondito ogni possibile linea di frattura del fragile equilibrio nazionale.

Opposizione contro Governo, perché sente che l’escalation dell’emergenza può essere il terreno della spallata, un pezzo di maggioranza (Renzi) che parla come se stesse quasi all’opposizione, sindaci contro governatori, Regioni amministrate dalla destra che procedono in autonomia, Sud contro Nord: lo scambio, rilanciato dalla governatrice della Calabria Jole Santelli, tra bar da riaprire e confini da chiudere, dopo che il Governo ha minacciato di impugnare queste decisioni, rivela il punto di avvitamento della crisi istituzionale. In assenza di una guida solida e di un solido disegno di ricostruzione nazionale, ognuno si sente libero di spingersi oltre, come in una fiera delle vanità: magari lo fa, magari non lo fa fino in fondo, ma ognuno si muove, senza freni inibitori, in un quadro in cui regole, deroghe e sanzioni rimbalzano a favor di telecamera in una situazione di confusione ormai istituzionalizzata.

Dicevamo, Renzi, il suo penultimatum, con cui, avrebbero detto i sapienti politici di una volta, si tiene le mani libere: libere di rompere, se quando sarà, se il Governo non avrà abbassato il suo tasso di “populismo”, ma il criterio è sufficiente a consentire mani libere per sostenerlo ancora qualora dovesse essere più conveniente. Chissà, è possibile, probabile, che il Fondatore ne diventi l’affondatore, nell’illusione – non è il solo – che questa classe dirigente abbia la forze di determinare gli eventi o se gli eventi sanciranno la fine della ricreazione per tutti: il crollo del Pil, il declassamento delle agenzie di rating, la sospensione nel rapporto con l’Europa, dove avevamo vinto su tutta la linea (così è stato detto), ma oggi riemergono le famose “condizionalità”, il rumore delle chiavi della disperazione, quelle simbolicamente consegnate dai commercianti che non riusciranno a riaprire ai sindaci di molte città italiana.

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