Solo il M5S applaude convinto Conte. Senza buvette le trattative si fanno sotto le mascherine

Molto più di una suggestione: qualcosa sta succedendo intorno, e dentro, al governo. Nel migliore dei casi a Conte — che ha cominciato la sua relazione: meno piglio del solito, lieve raucedine — si chiede un cambio di passo. La miccia l’ha accesa il Pd (con Luigi Zanda a Palazzo Madama, e poi, dietro, altri: da Andrea Orlando ad Andrea Romano, ad Antonello Giacomelli). Questo, in superficie. E sotto?
Ecco Giorgio Mulè, il responsabile nazionale dei dipartimenti di Forza Italia, uno potente, e sempre informatissimo. «Sotto, come dice lei, la situazione è piuttosto chiara».
Prosegua.
«Ci fosse una sola possibilità, Forza Italia andrebbe a sedersi domani al tavolo d’un governo di unità nazionale. E le dico di più: verrebbe subito pure Salvini, non fosse altro che per uscire dall’angolo buio in cui è andato a cacciarsi. Purtroppo, dico purtroppo pensando al Paese, abbiamo una grossa pietra d’ostacolo».
Il Movimento 5 Stelle.
«Esatto. Un po’ perché, geneticamente, sono incapaci di essere flessibili. Un po’ perché faticano proprio a capire cosa gli accade intorno. Non vedono la devastante crisi economica, non li preoccupa la prospettiva di povertà per milioni di italiani. Li sente questi applausi?».
Sono i grillini che applaudono il discorso di Conte.

«Perché lui rappresenta la loro Dea Bendata: è il personaggio fortunato che consente a uno come Di Maio, per capirci, di essere ministro degli Esteri».
Il presidente Conte sta citando Platone e Aristotele, richiama la differenza tra opinioni e tesi scientifiche. Dice che «è da valutare la riapertura di nidi, scuole materne e centri estivi». Spiega che i suoi decreti sono tutti dentro il perimetro della Costituzione. Parla e il colpo d’occhio sull’emiciclo è surreale. È un po’ tutta la giornata a essere così. Pure in cortile: un tipo basso, piedi piatti e aria terrorizzata, racconta di aver stretto più volte la mano a Diego Binelli, il deputato di Trento risultato positivo. Barbara Saltamartini viene avanti con circospezione, come calpestando un tappeto di coronavirus. Ettore Rosato — uno che cinque anni fa era il capogruppo del Pd e ora si ritrova a fare il coordinatore nazionale di Italia viva, che nei sondaggi galleggia intorno al 2% — grida: «Ma così gli abbiamo fatto un piacere!». A Conte? Si volta Fabio Rampelli, tra i fondatori di Fratelli d’Italia, storico consigliere di Giorgia Meloni. «Per adesso, siamo alle prove tecniche».
Di cosa?
«Di quello a cui tutti pensano: un governo di unità nazionale. C’è turbolenza evidente. E questa vaga sensazione di sospensione, tra un decreto di Conte e l’altro, potrebbe fare da detonatore a una fase nuova».
Voi stareste dentro?
«Noi, a una roba simile, avevamo pensato già all’inizio dell’emergenza. Ma Conte, purtroppo, non ci ascoltò».
Conte adesso sta andando al Senato, dove ripeterà lo stesso identico discorso già pronunciato a Montecitorio. Matteo Renzi ha spedito in giro un po’ di Whatsapp per avvertire i cronisti che darà un ultimatum al premier. «Stavolta, non scappa». Lo aspetta con le mani in tasca, perfettamente abbronzato. «Non abbiamo negato i pieni poteri a Salvini, signor presidente, per darli a lei». Poi, come un medium: «Se i morti di Bergamo e Brescia potessero parlare, direbbero di riaprire». Francesco Bonifazi, il tesoriere di Renzi, anche lui molto abbronzato, china la testa.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.