Coronavirus e bambini, quelle polmoniti sospette a Milano a gennaio: «Forse è stato l’inizio»

Anche l’infettivologo Massimo Gallidell’ospedale Sacco di Milano ha più volte sottolineato che l’epidemia va retrodatata. Primari e medici di famiglia ricordano polmoniti particolari a gennaio, ma solo ora è possibile ricollegarle al virus. «Avevamo avuto l’impressione che ci fossero più casi — conferma Francesco Blasi, a capo della Pneumologia del Policlinico di Milano —, ma era inverno, pensavamo fossero causate dall’influenza». La stessa impressione che hanno avuto i medici di famiglia del Lodigiano e del Milanese.
Guardando ai mesi passati, anche i pediatri ricordano «quadri clinici a cui non si riusciva a dare nome e cognome» spiega Gian Vincenzo Zuccotti, direttore responsabile della Pediatria e del pronto soccorso pediatrico del «Buzzi». «Tosse e febbre che non passavano mai. Penso che l’epidemia possa essere partita prima in età pediatrica». Il primario sta sottoponendo a test sierologico il personale dell’area materno-infantile, per verificare se la percentuale di chi ha sviluppato gli anticorpi al virus è più alta rispetto a quella nei reparti per adulti. Silvia Decarlis, pediatra con studio a Sud di Milano, ricorda nei piccoli pazienti visitati a gennaio polmoniti dallo strano decorso, anche se non grave. A suo avviso, però, potrebbero essere stati contagiati dai genitori che hanno continuato a lavorare anche dopo la chiusura delle scuole.

CORRIERE.IT

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