Coronavirus, i governatori si plachino. Roma decida

di GABRIELE CANE’

Partiamo da quella che fino ad ora appare l’unica certezza del “dopo”: potremo fare jogging anche lontano da casa. Un bel sollievo, una svolta, dopo due mesi di clausura. Per il resto, il disordine regna sovrano. Come oramai da tutti certificato. Conte ha promesso che dopo il 4 maggio si ripartirà in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Bene. Perché il vero problema non è solo sapere quando, ma come. Non è il giorno in più o in meno chiusi in casa se questo garantisce che il Covid smetta di fare vittime, o si riduca a un’infezione controllata e controllabile. Quello che chiede la gente è chiarezza sulle regole di ingaggio.

I grandi numeri li conosciamo. Sono da paura. Sappiamo che la disoccupazione potrà arrivare al 17%. Sappiamo che ci sono quasi 5 milioni di lavoratori per i quali è stata chiesta la cassa integrazione. Vediamo ballare i miliardi del Mes cercando di capire se sia un affare o una fregatura. Ma la vita sospesa di un’enormità di cittadini che hanno un negozio, una bottega, un ristorante, uno stabilimento balneare, che da queste attività ricavavano il pane quotidiano, o quelli che aspettavano l’estate per qualche impiego legato al turismo; la vita di questi e altri, tanti, italiani che ora ribolle compressa sotto il coperchio del lockdown, è fatta di piccoli numeri che varranno la sopravvivenza.

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