Coronavirus, morto lo scrittore cileno Luis Sepulveda

E’ morto a Oviedo, in Spagna, Luis Sepulveda. Lo scrittore cileno era stato il primo contagiato eccellente dal coronavirus. Aveva 70 anni. Autore di romanzi come “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore“, “Il mondo alla fine del mondo” “Un nome da torero“, e della favola per ragazzi “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare“, era stato ricoverato a fine febbraio e le sue condizioni sembravano essere migliorate. 

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Combattente, arrestato due volte e condannato all’esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto, Sepulveda, che aveva riottenuto la cittadinanza cilena nel 2017, ha lottato contro l’invisibile nemico fino all’ultimo all’Ospedale Universitario di Oviedo, nelle Asturie dove viveva dal 1996, a Gijon, con la moglie Carmen Yáñez, poetessa cilena e grande amore di una vita. Lo scorso ottobre aveva compiuto 70 anni festeggiati a Milano in un evento organizzato dalla sua casa editrice italiana, Guanda.

Innamorato dell’Italia dove le sue opere hanno superato complessivamente gli otto milioni di copie e dove lettori e fan lo hanno sempre ricambiato con incontri affollatissimi da un pubblico di ogni età, vincitore del Premio Hemingway per la Letteratura, del Premio Chiara alla carriera e insignito di una Laurea Honoris Causa in Lettere dall’Università di Urbino, era nato a Ovalle, in Cile, il 4 ottobre del 1949. Cresciuto in un quartiere proletario di Santiago del Cile a 13 anni sognava di diventare un calciatore ma l’incontro con Gloria, “la ragazza più bella del mondo” lo fece andare in un’altra direzione, verso la poesia che era la cosa che lei amava di più. Così diventò un fervido lettore di Garcia Lorca, Antonio Machado e Gabriela Mistral, prima donna latinoamericana a vincere il Nobel per la letteratura nel 1945.

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