Fermare l’impoverimento, ecco come



Il “Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza” (REM) utilizza i dispositivi del Reddito di Cittadinanza e lo sostituisce per i nuovi richiedenti per il periodo di vigenza. Mira a costruire subito una diga contro l’impoverimento, raggiungendo rapidamente tutta la popolazione in condizione di necessità non toccata da altre prestazioni di welfare. E’ allora cruciale facilitarne l’utilizzo da parte di tutti coloro che, pur possedendone i requisiti, non ne hanno sinora considerato l’impiego e adattarne temporaneamente i requisiti alla situazione di emergenza. Di conseguenza, rispetto al Reddito di Cittadinanza sono previsti: drastica semplificazione della documentazione necessaria per beneficiare della misura fino all’informazione automatica agli aventi diritto; velocizzazione delle procedure per l’erogazione del trasferimento; modifica dei vincoli di accesso legati al patrimonio mobiliare e immobiliare; allentamento temporaneo delle sanzioni legate alla condizione di lavoro irregolare; rafforzamento di possibilità di fare la domanda alle persone di cittadinanza non italiana.

Tanto il SEA quanto il REM sono misure temporanee ed eccezionali, presentate chiaramente all’opinione pubblica come tali. La loro durata è uniformata a quella delle prestazioni straordinarie per il lavoro dipendente introdotte al seguito del diffondersi della pandemia, cioè la Cassa Integrazione Covid-19. Dunque, in prima approssimazione, fino al 31 agosto 2020. Se vogliamo porre le basi per l’Italia di domani, dobbiamo innanzitutto mettere in sicurezza quella di oggi, con un pacchetto di risposte eccezionali per una fase eccezionale.

Per noi “Non c’è SEA senza REM (e viceversa)”. In altre parole, questa proposta muove dall’assunto che lo Stato non possa rivolgersi separatamente a parti diverse della società, magari attribuendo a qualcuno una corsia preferenziale rispetto ad altri. Bisogna, invece, offrire a tutti protezione sociale, differenziando le risposte in base alle esigenze di ognuno. Per questo, secondo noi, non ha senso discutere separatamente parti del pacchetto proposto. Oggi più che mai, lo Stato non deve “spezzettare la società, la deve unire”. E poi il REM diventa un’occasione da non perdere per ricostruire un rapporto con le persone che oggi sono esterne al sistema di welfare, compresi i lavoratori irregolari. Per questi ultimi, l’intervento, grazie anche al ruolo che potranno svolgere le organizzazioni di cittadinanza attiva opportunamente sostenute, può costituire l’avvio di un’uscita dal sommerso e l’inizio di un percorso verso nuovi, buoni lavori di cui la nostra società avrà bisogno “dopo”.

In questi giorni, abbiamo in corso un intenso confronto con soggetti istituzionali e parti politiche per persuaderli della bontà della proposta. I riscontri ci sono, ma il cammino è irto di ostacoli. Avete modo di sostenerlo: se queste parole vi hanno convinto o lo ha fatto la lettura del testo della proposta , potete aderire a essa firmando qui.

L’ESPRESSO

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