Coronavirus, la riapertura nella fase due: attività commerciali, lavoro, spostamenti, tempo libero
di Fiorenza Sarzanini
Coronavirus, la riapertura sarà lenta
Sarà un percorso lento e graduale quello che ci porterà verso la normalità. Sarà soprattutto lungo. E cambierà, forse per sempre, le nostre abitudini. Perché nella fase 2, quella della convivenza con il coronavirus, ci sarà distanza tra estranei — fino a due metri — ma anche i rapporti con amici e parenti dovranno essere distaccati. A segnare l’andamento della nostra vita sarà l’indice R0, quello che indica il contagio. Adesso oscilla tra 1,1 e 1: una persona ne contagia un’altra. Per la riapertura di negozi, bar e ristoranti dovremo arrivare stabilmente a 0,5. Per i luoghi affollati come le discoteche, le sale per eventi e convegni, gli stadi la quota da raggiungere è quella dello 0. Ecco perché esperti e politici si affannano a ripetere che «bisogna rispettare le misure di contenimento». Più rimaniamo distanti adesso, prima potremo ripartire. Ma le indicazioni sull’R0 — unico vero dato attendibile per il comitato tecnico scientifico che deve dare le indicazioni al governo — fanno ben comprendere quanto tempo ancora dovrà trascorrere prima di poter programmare le uscite da casa che non siano per fare la spesa, andare in farmacia o al lavoro. Certamente non accadrà prima di un mese perché bisognerà far passare le festività pasquali e i due lunghi ponti: quello del 25 aprile e del 1 maggio, da sempre occasione per gite al mare o in montagna, scampagnate e pranzi in famiglia. Esattamente ciò che si deve in ogni modo evitare fino a quel «dopo», quando torneremo a vivere ma avremo abitudini molto diverse. Mascherine e guanti sono ormai tra gli oggetti che usiamo con più frequenza e per molti sarà impossibile — anche se non saranno resi obbligatori — farne a meno. Difficile pensare di potersi salutare con baci e abbracci. Ma già il fatto di potersi rivedere sembrerà a tutti una grande conquista.
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