Nein! Gli anti-europei del nord bloccano gli eurobond

Se nemmeno la presidente della Bce può nulla, figurarsi i leader domani. Le aspettativa a Roma sono pessimistiche. Ma Conte firma la lettera insieme agli altri leader e la diffonde su Facebook, oltre che per i normali canali diplomatici. Nella missiva si parla di eurobond ma anche di “altri strumenti all’interno del bilancio Ue, come un fondo specifico per spese legate alla lotta al Coronavirus, almeno per gli anni 2020 e 2021, al di là di quelli già annunciati dalla Commissione. Dando un chiaro messaggio di voler affrontare tutti assieme questo shock unico – continuano i nove leader europei – rafforzeremmo l’Unione Economica e Monetaria e, soprattutto, invieremmo un fortissimo segnale ai nostri cittadini circa la cooperazione determinata e risoluta con la quale l’Unione Europea è impegnata a fornire una risposta efficace ed unitaria”.

Ma la lettera non scalfisce l’opposizione dei nordici. Oggi lo mette in chiaro il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert. “Nulla è cambiato nella posizione del governo federale o della cancelliera”, dice nel corso di una conferenza stampa. “Fortunatamente, oggi siamo posizionati meglio rispetto alle crisi precedenti a causa del potente Mes – aggiunge – Se dovesse essere necessario, siamo convinti che il Mes abbia negli strumenti già esistenti i mezzi per agire”.

Ecco, il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità che impone condizioni anche dura per i paesi che utilizzano i suoi fondi. Per ora l’Italia e gli altri paesi non rigoristi preferiscono non forzare su questo strumento. Anche perché per ora la richiesta di usarne i fondi per combattere l’emergenza senza condizioni, dunque senza piani di rientro nemmeno a emergenza finita, sbatte contro lo stesso muro nordico che blocca gli eurobond: respinta. Anzi, l’Eurogruppo lavora alla definizione delle condizionalità in caso di utilizzo del fondo ‘Salva Stati’. Un lavoro che, annuncia il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, dovrebbe essere pronto per la fine della settimana. Di che si tratta?

Si tratta di stilare la lista delle condizioni per avere accesso alla linea di credito rafforzata del Meccanismo europeo di stabilità (Eccl, Enhanced conditions credit line), cioè quella linea di credito dedicata ai paesi con il bilancio non in linea con le regole e per giunta appesantito da una grave crisi economica, come è il caso di quella scatenata dal Covid-19. Il nuovo trattato del Mes – ancora non firmato però da tutti gli Stati membri – prevede che per avere accesso a questa linea di credito, i paesi interessati debbano firmare comunque un ‘Memorandum of understanding’, un piano di rientro finanziario consistente in tagli alla spesa. Il vecchio trattato, tuttora in vigore, prevede la firma del Memorandum sempre, indipendentemente da quale linea di credito si usi.  

Quel che è certo è che i paesi nordici non vogliono che le risorse del Mes vengano usate senza condizionalità. Lo dice anche lo stesso Centeno, parlando della riunione dei ministri finanziari ieri sera: “Considerata l’attuale emergenza sanitaria, c’è stato largo sostegno per rendere i termini e le condizioni” delle Eccl (Enhanced Conditions Credit Lines, linee di credito a condizioni rafforzate) “coerenti con la natura particolare della sfida comune che le nostre società devono affrontare. Se una linea di credito viene utilizzata, il sostegno del Mes verrebbe utilizzato specificamente per i costi della risposta all’epidemia di Covid-19, inclusi i costi sanitari e i costi economici sostenuti”. Però, ed è questa la parte cruciale, “nel lungo termine, gli Stati membri dovrebbero concentrarsi sull’assicurare un percorso sostenibile” di finanza pubblica.

La musica non cambia, nemmeno in tempi di coronavirus. È la sigla finale per l’Ue?

L’HUFFPOST

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