Coronavirus, il governo vara multe fino a 3 mila euro: «Ancora chiusi il 31 luglio? Non è vero»

Chi non rispetta le regole rischia multe salate. Su questo impopolare passaggio i ministri hanno discusso a lungo, finché la contravvenzione minima di 500 euro è scesa a 400 e il tetto di 4.000 è stato limitato a 3.000.

Se la violazione è commessa a bordo di un veicolo, la sanzione sarà aumentata «fino a un terzo». Il ministro Alfonso Bonafede ha proposto di abbassare ulteriormente le soglie, ma il Cdm ha deciso di tenere alta l’asticella per scoraggiare i furbi che continuano a ignorare i divieti. Se poi a violare la quarantena è una persona positiva al virus, la punizione è il carcere da uno a cinque anni.

Sul rispetto delle regole vigilano già le forze dell’ordine, ma ora il decreto prevede la possibilità per i prefetti di usare l’esercito. «Non vedrete la militarizzazione dei centri abitati», tranquillizza Conte e spazza via la paura che le restrizioni possano durare fino al 31 luglio: «Non è assolutamente vero, no. L’emergenza nazionale di sei mesi durerà fino a quella data, ma noi ci auguriamo di poter allentare prestissimo la morsa. Siamo fiduciosi che si possa fare ben prima». Ma a chi gli chiede se l’Italia sarà blindata a Pasqua risponde: «Non mi fate fare previsioni». Dal Consiglio dei ministri, che ha approvato il decreto «salvo intese», è trapelata «grande preoccupazione» per l’impatto delle misure. «Troppe imprese sono a corto di liquidità e possono reggere al massimo fino a metà aprile», è l’allarme del ministro Stefano Patuanelli.

La discussione più tesa ha riguardato i poteri di Stato e Regioni, con i 5 Stelle che volevano limitare il campo dei governatori e i dem che, con Francesco Boccia, si sono battuti per lasciare spazio ai territori. I presidenti possono adottare «misure anche più severe», ma solo il governo può dare il via alle riaperture.

Dopo le critiche delle opposizioni Conte ha rinunciato ad affidarsi a Facebook e ha presentato il decreto in conferenza stampa, rispondendo ai giornalisti e aprendo a una gestione più collegiale dell’emergenza: ogni decreto verrà trasmesso ai presidenti delle Camere e il capo del governo (o un ministro) andrà a riferire ogni 15 giorni al Parlamento. Oggi Conte, che si è detto «orgoglioso per la reazione degli italiani», sarà alla Camera e domani al Senato.

CORRIERE.IT

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