Il primario: “Qui ora è come un terremoto. Perché rischiamo la catastrofe”

Luca Sablone

Sottovalutata in molti all’inizio, la situazione Coronavirus in Italia sta provocando ingenti danni e limitazioni.

Dopo il secondo mezzo giro di vite adottato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, si fa fiducia sul buonsenso e sul rispetto delle regole da parte dei cittadini. Anche perché se la situazione dovesse ulteriormente degenerare, a rimetterci sarebbe il personale medico e sanitario. Non a caso il primario della medicina d’urgenza dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha definito la Lombardia “l’epicentro di un terremoto che sembra non finire mai”. Ogni pomeriggio arriva puntuale “una scossa e gli ospedali scoppiano”. E il tutto potrebbe presto cedere: “Se non riusciamo a trovare subito altri letti, più medici e infermieri, in queste condizioni possiamo resistere ancora per poco”. L’auspicio è che l’ondata nuova cali: “Altrimenti il sistema sanitario va verso il collasso“.

Il milanese Roberto Cosentini ha paragonato l’emergenza Covid-19 a un sisma a causa della ciclicità delle crisi: “Nei primi giorni del contagio, gli infetti erano spalmati lungo tutta la giornata e si presentavano con febbri leggere e bronchiti modeste. Adesso seguono il picco febbrile del pomeriggio e arrivano già con polmoniti gravi, che richiedono terapie intensive e respirazione assistita”.

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