Brusaferro (Iss): «Coronavirus, in Italia capiremo tra 7 giorni se le misure hanno funzionato»

Il coronavirus potrebbe essere entrato in Italia già nella seconda metà di gennaio, prima della sospensione dei voli diretti da Wuhan. Conferma?
«Siamo concentrati sull’assistenza da dare ai malati e parallelamente stiamo ricostruendo la catena dei contagi. I Paesi dell’Europa ci guardano con molta attenzione, per loro siamo un modello visto che gli stessi problemi potrebbero toccare anche loro. Per ora non ci sono elementi sufficienti in base ai quali abbozzare il viaggio in Italia del coronavirus».

È una malattia grave?
«Il 4-5% dei malati sono in terapia intensiva e richiedono un grosso impegno assistenziale. Il 10-20% hanno bisogno di ricovero e ne escono agevolmente, senza riportare danni, a meno che non soffrano di altre patologie che complicano la ripresa. La stragrande maggioranza delle persone positive restano in quarantena domiciliare con sintomi lievi come la congiuntivite, o addirittura senza sintomi. Significa che viene prescritta una vita socialmente ritirata e che sono controllati dai dipartimenti di prevenzione della Asl. Un monitoraggio stretto».

È come l’influenza?
«È più impegnativa dell’influenza in quanto siamo alle prese con un virus nuovo, non abbiamo farmaci specifici né vaccino. Le persone più fragili devono essere curate in terapia intensiva e il sistema sanitario è chiamato a grandi sforzi. Sta rispondendo bene, non sono pessimista. Non mi sento di fare paragoni con l’influenza. Però un dato è sotto gli occhi: nella stragrande maggioranza dei casi la Covid-19 passa naturalmente».

Quanto contano i comportamenti individuali?
«Direi che sono fondamentali, contano più di ogni altra strategia. Molti sottovalutano l’importanza di lavarsi spesso e con accuratezza le mani o di mantenere una distanza di sicurezza con le altre persone».

Qual è la distanza di sicurezza?
«Un metro. Le malattie respiratorie si trasmettono con le goccioline di tosse e starnuti di individui infetti, piccole particelle che si diffondono entro il raggio di un metro. Basta tenersi un po’ più lontani e si evita il contagio. Queste accortezze sono la chiave di volta. Una regola che costa poco e dovremmo rispettarla tutti anche se abitiamo al di fuori nelle zone rosse».

La chiusura delle scuole nei Comuni colpiti è basata su questa evidenza?
«È necessaria ma solo nelle regioni dove la circolazione del virus è molto sostenuta, altrove non avrebbe significato. La collettività va protetta con ragionevolezza».

CORRIERE.IT

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