Sondaggio | Consensi in calo per Renzi. Conte regge più di Salvini, sale Meloni

L’indice di gradimento del governo (% di giudizi positivi, esclusi coloro che non si esprimono) si attesta a 42 e fa segnare un arretramento di 3 punti rispetto a fine gennaio, da attribuire non solo alle vicende riguardanti il coronavirus, ma anche alle forti tensioni tra Italia viva e le altre forze della maggioranza; l’indice relativo al presidente Conte risulta più elevato (48), ma è anch’esso in calo (-2) rispetto al mese scorso. È un calo decisamente contenuto, tenuto conto delle forti contrapposizioni politiche (gli attacchi di Salvini e di Renzi) e delle criticità emerse nella gestione della crisi. Nella graduatoria di gradimento dei leader dopo Conte si colloca Salvini (indice 38, in calo di 4 punti) tallonato da Giorgia Meloni (37, in calo di 4); a seguire Franceschini (31) e Zingaretti (29), entrambi in aumento di 2 punti, e più distanziati il ministro della Salute Speranza (21), Di Maio, Berlusconi, Bellanova e Bonafede, tutti appaiati a 19, quindi Crimi (17), in crescita di 5 punti, e Renzi (10) in flessione di 3 punti. Gli orientamenti di voto fanno innanzitutto registrare un aumento degli indecisi e degli astenuti che si attestano al 40,6% (+1,5%). Al primo posto si conferma la Lega con il 31,6% dei voti validi (in flessione di 0,4%), seguita dal Pd con il 19,6% (-0,7%), dal M5S stabile al 14% e da Fratelli d’Italia che con un’ulteriore crescita (+1,3%) raggiunge il livello più elevato di sempre nei nostri sondaggi con il 13,3%, il doppio del risultato ottenuto alle Europee. Alle loro spalle, piuttosto distanziati si collocano Forza Italia con il 6,3% (-0,2%) e Italia viva con il 3,5% (-0,8%).

Circostanza eccezionale

Tutte le altre forze politiche si collocano al di sotto del 3%. Nel complesso le tre forze del centrodestra raggiungono il 51,2% dei consensi mentre il centrosinistra si attesta al 30,6%. Insomma, con l’eccezione dell’astensione che ha ripreso ad aumentare e della crescita di Fratelli d’Italia, lo scenario politico presenta pochi cambiamenti di rilievo. La circostanza eccezionale che il Paese sta vivendo, anziché favorire lo spirito di concordia che solitamente accompagna le calamità ha rafforzato le divisioni, non solo in ambito politico. La competenza concorrente tra Stato e Regioni in materia di tutela della salute ha determinato più di una perplessità, basti pensare alle misure adottate autonomamente da Marche e Campania o alle polemiche tra il premier Conte e il governatore della Lombardia Fontana riguardo all’ospedale di Codogno. Come pure le contrapposizioni in ambito medico-scientifico (le polemiche tra il professor Burioni e la dottoressa Gismondi) e, più in generale, tra chi sopravvaluta e chi sottovaluta l’epidemia. O tra coloro che ritengono non si sia fatto abbastanza per prevenirla e chi, al contrario, è convinto che il fenomeno sia emerso grazie all’accuratezza dei controlli effettuati in Italia, a differenza di altri Paesi. Come a dire che siamo diventati il Paese occidentale con il maggior numero dei contagi perché altrove non effettuano controlli paragonabili ai nostri. E sullo sfondo c’è la volatilità delle opinioni, che ormai è una costante. Basti pensare a quanti dopo aver approvato la decisione di sospendere i collegamenti aerei con la Cina hanno rimesso in discussione il provvedimento che a loro parere avrebbe invece favorito l’ingresso di cittadini provenienti dalla Cina per altre vie in assenza di controlli. Oppure a coloro che dopo un’iniziale convinta adesione alle misure adottate in Lombardia e in Veneto, hanno cambiato idea paventando le conseguenze economiche che rischiano di portare l’Italia in recessione per la quarta volta negli ultimi dieci anni. Sembra che l’abbondanza di informazioni e di dichiarazioni abbia aumentato il disorientamento anziché il discernimento, in una sorta di eterogenesi dei fini, con la conseguenza che ciascuno è titolare di una verità su misura.

CORRIERE.IT

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