Verso la verifica in aula il 4 marzo, ultimatum di Renzi al premier: “Accetta proposte o noi via dal Governo”
Il 4 marzo. Giuseppe Conte sembra orientato a scegliere una data evocativa per sfidare Matteo Renzi in Aula. Due anni dopo le elezioni che segnarono la sconfitta dell’allora segretario Pd e il debutto sulla scena nazionale dell’avvocato pugliese, il presidente del Consiglio chiederà un voto su un’agenda 2020-2023 con al centro l’economia per far fronte ai rischi di rallentamento legati al Coronavirus.
C’è chi non esclude che
l’emergenza sanitaria cambi il quadro al punto da indurre a rinviare o
sminare la resa dei conti nel governo. Ma se la ‘roadmap’ sarà
confermata, il 4 marzo Iv potrebbe ufficialmente lasciare il governo:
“Se il premier – avverte Renzi – respingerà le nostre idee faremo senza
polemiche un passo indietro, magari a beneficio dei responsabili”.
Quattro o cinque senatori centristi al Senato potrebbero farsi avanti.
Sarà
cruciale l’incontro, in programma la prossima settimana, tra Conte e il
senatore fiorentino. E anche se Iv sull’esito del confronto spande
pessimismo (“Siamo pronti ad accomodarci alla opposizione”), dal Pd
reputano l’esito tutt’altro che scontato.
Renzi ribadisce la
richiesta di aperture su quattro temi: sbloccare i cantieri, “eliminare o
modificare” il reddito di cittadinanza, “una giustizia giusta”,
“cambiare le regole insieme per eleggere il sindaco d’Italia dando
cinque anni di stabilità al governo”. Nulla di nuovo. Ma che il leader
di Iv si dica pronto a cercare un “compromesso” e accenni alla
“stabilità” del governo, così come alla possibilità di accettare una
modifica (non la cancellazione) del reddito di cittadinanza, fa dire a
più d’uno dal Pd che il leader di Iv potrebbe scegliere di non rompere,
soprattutto se otterrà garanzie al tavolo delle nomine. Non si parla di
posti ma “di idee”, negano i renziani. Lo ribadirà l’ex premier davanti a
una platea di penalisti a Brescia e poi all’assemblea di Iv convocata a
Roma.
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