Ora la morte arriva per posta: il business dei pusher online

Lo dimostra la cronaca. A Roma, due ragazzi di 21 e 17 anni utilizzavano l’applicazione per spacciare. Lo racconta RomaToday: “Nelle loro abitazioni i poliziotti hanno trovato circa 1400 grammi di hashish, un etto e mezzo di marijuana e 1300 euro in contanti”. A Perugia, un 21enne è stato pizzicato “con una ventina di dosi tra marijuana, hashish. E un bilancino di precisione” e dal suo telefono “sono saltati fuori i contatti e le chat su Telegram e WhatsApp per ordinare la droga”. Non si tratta di casi isolati. Siamo di fronte a una nuova frontiera dello spaccio.

Ma è veramente così facile acquistare sull’applicazione che ha per logo un aeroplano di carta? Ci siamo iscritti a Telegram. E abbiamo iniziato a cercare. Basta poco, ci vogliono un paio di ricerche su Google. Ci imbattiamo in gruppo uno molto popolato. Si chiama La Bibbia 4.0, noto alle cronache (e online) per vendere a 1,99 euro la Bibbia, l’enorme archivio di 10 gigabyte di materiale pedo pornografico, costituito da 20 mila file schedati in oltre 500 cartelle, che è in rete dal 2016. In gruppo accoglie oltre 200mila adepti, che scrivono, inviano foto e fanno richieste di ogni genere, ad ogni ora del giorno e della notte. Una piazza immensa, dove qualcuno ha pensato bene di commerciare in droga. E lo fa alla luce del sole: “Qualcuno vuole da fumare?”. Noi. E lo contattiamo.

“Bitcoin e spedizione a casa”

Fingiamo di intendercene di erba e gli chiediamo weed (marijuana, ndr). Il profilo della chat è anonimo: nessuna foto profilo, riferimento o numero di cellulare. La prima informazione che ci rifila il pusher è che i suoi prodotti ci arriveranno a casa. Non a mano, ovviamente, “non so se mi posso fidare”. E aggiunge: “Non posso sapere se sei uno sbirro”. Quando il fiuto non sbaglia. E noi ci possiamo fidare di lui? Sì. Il motivo? “Ho le recensioni sul deepweeb”. Qualcuno direbbe che siamo in una botte di ferro. Ma andiamo avanti. Ne vogliamo capire di più e domandiamo come possiamo pagare.

E qui ci stupisce: “Bitcoin, per forza. È una moneta anonima, così non si può sapere chi acquista e chi vende”. Ecco l’evoluzione del mestiere. Con l’arrivo del web gli spacciatori sono diventati imprenditori digitali e hanno diversificato i pagamenti: niente più contante, se ti beccano, oltre a finire in carcere ti sequestrano anche il denaro. Con i Bitcoin, questo non può accadere. I soldi sono “depositati” e criptati. E hanno un vantaggio ulteriore: seguono gli andamenti del mercato, il che vuol dire che un giorno se hai delle somme investite puoi ritrovarle moltiplicate e convertirle facilmente in denaro pulito.

Accettiamo di scaricare un app per comprare valuta digitale che gentilmente ci suggerisce e finalmente ci invia il listino prezzi per la marijuana: “1 grammo per 14 euro; 10 per 90 euro e 50 per 350 euro – prosegue chattando a tutta velocità -. È indoor, non la merda che si trova in strada”. Affermazione che precede un paio di foto e video in cui mostra fiero il prodotto di color verde nucleare. Al momento non ha la cocaina. Non l’ha comprata. Ma va bene, quasi ci ha convinto. Poi ci sorge un dubbio: la spedizione? “Sono 3 giorni da quando ordini tramite Posta1”, risponde puntuale come un corriere espresso.

Non teme di essere beccato dai controlli postali? “Da Italia a Italia, se impacchettata bene è impossibile”. E infatti il nickname che ha scelto è ArsenioLupin. Sarà mica un caso. Per rassicurarci ci allega addirittura la foto di una borsa ermetica anti-odore, che permetterà alla merce di non essere rilevata. L’ingegno criminale. Ma quanto riesce a guadagnare comodamente seduto sul divano? Auctor opus laudat, Ovidio non sbagliava. E lo spacciatore 2.0 si loda: “Contando che acquisto anche quello che vendo, sarà 2500 euro”. Mica male.

Un giro d’affari che è anche internazionale. Sulla chat si possono trovare facilmente anche gruppi composti che vendono in tutti i tipi di morte, in tutto il mondo. Ad esempio: “5 grammi di mdma 120 dollari, 100 pasticche di ecstasy $130…”. E poi ancora: “Meth, hashish, funghi allucinogeni”. La morte è servita.

IL GIORNALE

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