Un linguaggio di sinistra



2. La chiarezza premia: Schlein non usa barocchismi, formule di compromesso, non “parla ai moderati”, non cerca di accontentare tutti con l’effetto di non convincere nessuno. Le sue posizioni su lavoro, selezione della classe dirigente, economia, immigrazione, ambiente, politiche di genere sono chiare e – bisogna dirlo – sono diverse rispetto al recente passato istituzionale della sinistra italiana. C’è di più: probabilmente coincidono con ciò che un elettorato ampio, ritiratosi tra il voto “per dovere” e l’astensione, aspettava di ascoltare da anni.

3. L’integrità premia: Elly Schlein non è l’unica ad adottare certe posizioni politiche, ma ha il merito – molto raro in questa fase storica – di averle tenute assieme in un’unica visione di società, inclusiva e innovativa, ma soprattutto di aver fatto prevalere l’adesione a quel modello alle scelte personali e di carriera. Posso solo immaginare quanto sia stato doloroso, per lei, rinunciare alla ricandidatura al Parlamento Europeo dopo gli ottimi cinque anni di lavoro nella scorsa legislatura. Ma oggi si può anche dire che quella scelta, fatta per conservare l’identificazione coi suoi principi, si sia rivelata del tutto corretta.

Competenza, chiarezza, integrità. È una ricetta che abbiamo visto neanche un anno e mezzo fa negli Stati Uniti, alle primarie del Partito Democratico a New York, con un’altra giovane donna che, con Schlein, condivide soprattutto la grande sottovalutazione da parte dei media nei loro confronti. Alexandria Ocasio-Cortez, il giorno dell’inatteso successo che l’ha resa popolare in tutto il mondo, dichiarò a una tv locale: “Non c’è niente di radicale nel pretendere chiarezza morale”. È la stessa strada che sta percorrendo Elly Schlein, e che dovremmo percorrere in tanti.

L’HUFFPOST

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