Delrio: vinciamo noi in Emilia-Romagna. Ma se si perde ci saranno problemi

Sta dicendo che il governo, in caso di sconfitta…
«Innanzitutto ribadisco che secondo me Bonaccini vincerà, tutti gli indicatori ci dicono che domenica festeggeremo. Ma se dovessimo perdere, ci sarebbero ovviamente tantissime ripercussioni su tutti i fronti. Non cadrà il governo ma non potremmo di certo far finta di nulla».

In caso di una vittoria della destra testa a testa, il candidato del M5S, anche prendendo pochissimo, si sarà rivelato decisivo a far vincere Borgonzoni e Salvini.
«Ecco. Non succederà ma è uno scenario che non possiamo escludere, a oggi».

Se passaste con una vittoria in Emilia attraverso le forche caudine delle Regionali, invece, la verifica di governo sarebbe semplice semplice?
«Tutt’altro. I problemi che abbiamo di fronte non modificano le propria entità se vinciamo. Abbiamo davanti a noi sacche robuste di debolezza economica, dati che ci certificano una crescita ancora scarsa, quelle crisi aziendali che sono sotto gli occhi di tutti. Senza tacere di una nuova situazione internazionale che richiede un maggior protagonismo dell’Italia e dell’Europa. Ce la faremo ma in nessun caso possiamo permetterci analisi autoassolutorie».

Teme le tensioni interne ai M5S?
«Non mi nascondo neanche qui. Sì, le temo. Quando il partito di maggioranza relativa in Parlamento è attraversato da così tante tensioni, le ricadute sull’intero assetto ci sono, eccome. Vale per i M5S e anche per altri partiti della maggioranza».

Si riferisce a Renzi.
«A tutti noi. Guardi l’Inter. Se Lukaku decide una partita, non è che nell’intervista del dopo-gara dice “è tutto merito mio”. Perché se lo dicesse, ecco, lo spogliatoio si trasformerebbe in una polveriera. Spero di essere stato chiaro».

Il nuovo Pd si chiamerà ancora Pd?
«Abbiamo da sciogliere dei nodi decisamente più incisivi del nome del partito. In un momento in cui vedo tornare di moda il mito dello sfrenato statalismo penso che dobbiamo trovare una terza via contemporanea che rafforzi le comunità, dalla famiglia all’ente locale. Senza una società forte, stato e mercato non saranno in grado di dare risposte vere alle persone».

Non ha risposto sul nome.
«Sono affezionato al nome “Partito democratico”. Ma se dovessimo alla fine decidere di cambiarlo, non mi impiccherei di certo».

È stato mai attraversato dalla volontà di andare a titolo personale alla commemorazione per il ventennale della morte di Bettino Craxi?
«No. Se devo essere sincero, neanche per un istante».

Perché?
«Vede, io sono sempre stato fermamente contrario ai linciaggi personali, al tutti contro uno, a quella tendenza di additare una sola persona come il responsabile unico di un fenomeno negativo. Allo stesso modo, però, sono anche contrario alle beatificazioni. Spero le basti come risposta perché è davvero quello che penso».

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