Libia, il premier Al Sarraj potrebbe disertare la conferenza di Berlino

L’unico realistico obiettivo della conferenza di Berlino appare invece, a questo punto, solo quello di convincere le parti a sottoscrivere il consolidamento del cessate il fuoco scattato una settimana fa come precondizione per riavviare il negoziato politico, paralizzato negli ultimi nove mesi dall’offensiva di Haftar su Tripoli, e congelato dallo stesso generale nelle ultime trattative a Mosca.


Prematuro sembra invece il via libera a una missione internazionale sul terreno, sotto forma di una forza di interposizione Ue, per garantire il cessate il fuoco. Secondo
l’Alto Rappresentante Joseph Borrell, se ci sarà una tregua, l’Ue dovrà “essere pronta ad aiutare, eventualmente anche con soldati”, anche per “controllare l’embargo alle armi”. Ma se il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ribadito che una “missione di pace Ue” serve, molti Stati membri non sarebbero in grado di garantire la loro parte di militari. E alcuni, come Germania e Francia, sono invece riluttanti a concederli.

A Bruxelles, del resto, c’è incertezza sul possibile esito delle parti a Berlino. E le dichiarazioni poco concilianti delle ultime ore alimentano i dubbi. Se Erdogan ha accusato Haftar di essere “inaffidabile” e di aver pianificato i suoi attacchi su Tripoli a dispetto del cessate il fuoco, l’Egitto, schierato con il generale, ha invece condannato l’invio di truppe turche in Libia che, secondo il ministro degli Esteri Sameh Shoukry, possono avere “un impatto negativo sulla conferenza di Berlino e sulla situazione interna in Libia”.


Quanto ad Haftar, il generale mantiene un profilo ambiguo. Dopo essersi rifiutato di siglare la tregua con Sarraj a Mosca e di abbandonare le posizioni acquisite sul terreno, venerdì è volato ad Atene per fare sponda con il governo greco contro il trattato sulla gestione dei confini marittimi firmato da Erdogan con Sarraj, che prelude a trivellazioni turche nel Mediterraneo in cerca di petrolio. Haftar ha poi scritto al “caro amico Putin” dicendosi pronto a tornare in Russia per continuare a discutere di pace, quasi a voler escludere che le sorti della Libia si possano decidere a Berlino.

TGCOM

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