Maggioranza obbligata a non decidere fino a febbraio

Effetto imprevedibile

Il premier annuncia il rilancio della propria coalizione «a fine mese». In Parlamento la maggioranza tenta di rinviare ad allora tra le proteste la decisione sul processo a Salvini per la nave dei migranti Gregoretti. E il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, rinvia al dopovoto la possibile metamorfosi del partito. D’altronde, l’Emilia-Romagna è anche la culla del fenomeno delle cosiddette «sardine». E presto si dovrebbe capire se e quanto incideranno sull’esito elettorale. Sulla carta, sono un movimento ostile a Salvini. Ma Zingaretti sta attento a non dare l’impressione di volerle strumentalizzare. A questo si aggiunge l’incognita del voto cattolico. La conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, guidata dal cardinale Matteo Zuppi, vicinissimo a Francesco, cerca di mettere in guardia contro il sovranismo e l’antieuropeismo. Ma non è prevedibile l’effetto che l’appello potrà avere. Lo stesso capo delegazione del Pd, il ministro Dario Franceschini, sa che parlare di «collante di una prospettiva politica» è prematuro. Per imbastire un vero dialogo, sempre che sia possibile con un M5S in progressivo disfacimento, sarà necessario aspettare almeno un paio di settimane. Nell’attesa, Conte cerca di tamponare almeno il fronte della politica estera. Il suo invito a Palazzo Chigi rivolto a tutti i partiti per discutere la situazione in Libia e Medio Oriente risponde all’esigenza di arginare gli attacchi dall’interno. «Le opposizioni», osserva il premier, «hanno diritto di sapere come il governo si sta muovendo».

CORRIERE.IT

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