Si muove Putin

Per questo, si ragiona, Putin potrebbe avere un approccio positivo e portare Erdogan a più miti consigli nel colloquio che avrà per oggetto gli ultimi sviluppi dell’offensiva tra il generale della Cirenaica Khalifa Belqasim Haftar, da sempre sostenuto da Egitto, Russia, Francia ed Emirati Arabi, e il premier del governo legittimato dall’Onu Fayez al-Sarraj, che prima di Natale ha stretto un’intesa economico-militare con Erdogan, intesa che contempla non solo l’invio di truppe turche in Libia ma anche il controllo turco delle riserve di gas offshore a Cipro. Del resto, il capo del Cremlino sarà ad Ankara per accordi economico-energetici con Erdogan: insieme, inaugureranno il gasdotto Turkish stream, la risposta russo-turca al progetto East-Med tra Egitto-Israele-Cipro-Grecia.

Il caos in Libia, esploso con l’attacco del 4 gennaio scorso all’Accademia militare di Tripoli rivendicato da Haftar, ha mandato in crisi la diplomazia europea, già debole di iniziativa unitaria. Oggi il vertice convocato di tutta fretta a Bruxelles, dopo l’annullamento della missione europea in Libia. “Eravamo già pronti a partire in aereo, ma abbiamo annullato per ragioni di sicurezza”, racconta Borrell al termine dell’incontro con i ministri Luigi Di Maio, il tedesco Heiko Maas, il francese Jean-Yves Le Drian, il britannico Dominic Raab. Fonti diplomatiche fanno notare che in particolare la presenza dei francesi ha mandato a monte la missione, essendo i francesi particolarmente invisi in Tripolitania in quanto considerati alleati di Haftar.

Ma al netto di tutte queste considerazioni, che ormai lasciano il tempo che trovano, la speranza degli europei abita a Mosca: si spera così di riuscire a frenare la deriva militare in corso, prima che si arrivi ad un punto di non ritorno nel conflitto.

Proprio in vista del bilaterale russo-turco di domani, Di Maio vola a Istanbul al termine del vertice a Bruxelles, per un incontro con il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu stasera. “Bisogna parlare con tutti gli interlocutori e convincerli al cessate il fuoco”, dice Di Maio a Bruxelles. In Libia, continua, è “in corso una guerra per procura. Bisogna cessare tutte le interferenze, ci sono Paesi che interferiscono nella guerra civile, facendola diventare una guerra per procura”.

Domani Di Maio avrà incontri al Cairo e poi Algeria e Tunisia. Al termine dei colloqui del titolare della Farnesina, anche il premier Giuseppe Conte potrebbe avviare una sua iniziativa diplomatica in Medio Oriente, già nel weekend o la settimana prossima.

Ma il successo dell’attivismo diplomatico scoperto negli ultimi giorni dal ministro italiano nonché dai partner europei – anche loro poveri di iniziativa comunitaria perché una politica estera europea non esiste e non da oggi – dipende evidentemente dalle mosse di Putin. Sabato il capo del Cremlino riceverà Merkel a Mosca: la Germania potrebbe svolgere un ruolo importante nella nuova crisi in Libia, con la conferenza di Berlino, appuntamento sul quale le diplomazie sono al lavoro da prima di Natale, rimandato ad anno nuovo, dovrebbe tenersi nella seconda metà di gennaio. E’ l’obiettivo messo a fuoco oggi al vertice di Bruxelles. “I colloqui per una tregua in Libia proseguono, con l’obiettivo di arrivare ad una decisione “a Berlino” per “creare le condizioni per una soluzione politica”, dice il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas.

Il tutto al netto del fatto che la conferenza di Berlino non prevede la presenza dei libici, non era prevista fin dall’inizio e ora non ci sono più le condizioni che portarono sia al Serraj che Haftar alla conferenza ospitata dal governo italiano a Palermo nel 2018. Il governo italiano chiede che la conferenza di Berlino sia per lo meno allargata ad Algeria e Tunisia, non a caso tappe degli incontri di Di Maio e forse anche dello stesso premier prossimamente. Ad ogni modo, la conferenza in Germania salderebbe i suoi risultati con il lavoro dell’inviato dell’Onu in Libia Ghassan Salamè, indebolito dal nuovo confronto militare in corso, tanto che lo stesso Putin chiede che le decisioni sulla Libia passino dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove però qualsiasi decisione rischia di infrangersi nei veti anche di uno solo degli Stati membri. Potrebbe essere una delle sue monete di scambio.

Putin ha il bandolo della matassa, riconoscono fonti europee, di fronte ad una Ue divisa dagli interessi nazionali. Del resto, i russi sono attivi negli scenari di crisi in Medio Oriente e nord Africa da quando gli americani se ne sono disinteressati per scelta del nuovo presidente Donald Trump, salvo poi scatenare il caos in Iran con l’attacco che ha ucciso il generale iraniano Qasem Soleimani. Il vuoto creato dalla nuova politica Usa di cui Putin cerca di approfittare è argomento messo in rilievo nelle interlocuzioni tra la diplomazia italiana e quella statunitense (ieri un colloquio di un’ora tra Piero Benassi, consigliere diplomatico del premier Giuseppe Conte, e il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca sarà Robert O’Brien).

Oggi Putin si è recato a sorpresa in Siria, per visitare le truppe russe dislocate nel paese in occasione del Natale ortodosso e ha incontrato il presidente siriano Bashar Al Assad. E’ la sua seconda visita a Damasco da quando la Russia è intervenuta nel conflitto siriano al fianco di Assad. Ma soprattutto Putin è il primo leader a visitare la regione in crisi, dopo l’escalation militare Stati Uniti e Iran, alleato di Mosca e Damasco. “Durante il colloquio con Assad, Putin ha detto che ovviamente sono stati fatti molti progressi nella restaurazione della sovranità ed integrità territoriale della Siria”, dice il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Di Iran l’Europa si occuperà nel vertice straordinario di tutti i ministri degli Esteri dell’Unione venerdì a Bruxelles. Per ora, largo a Putin.

L’HUFFPOST

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