Iraq, attacchi su basi Usa. Trump: «I nostri soldati i meglio equipaggiati». Ora tregua o altro attacco?

Al momento, va detto, non c’è niente di certo. Tanto che Trump ha pubblicato un tweet giudicato interlocutorio: «Tutto bene….per il momento tutto bene…abbiamo i soldati più forti e meglio equipaggiati nel mondo». Il leader della Casa Bianca dà appuntamento per stamattina, 8 gennaio (in Italia sarà già pomeriggio) per una «dichiarazione pubblica». È probabile che si rivolgerà al Paese in diretta tv. Sarebbe la prima occasione per andare oltre i tweet e indicare qual è la prospettiva di questa crisi così improvvisa e così pericolosa. Il quadro è molto confuso. Da una parte Teheran mette mano all’arsenale e dall’altra, attraverso il suo ministro degli esteri, Javad Zarif fa sapere che l’Iran ha completato le operazioni: «non stiamo cercando l’escalation e non stiamo cercando una guerra». Gli ayatollah si rivolgono anche all’Onu. L’ambasciatore Majid Takht Ravanchi ha scritto al Segretario generale Antonio Guterres: «Prenderemo tutte le misure necessarie e proporzionate contro ogni minaccia o uso della forza».

A Washington, in attesa di Trump, si prende nota della dichiarazione di Mark Esper, Segretario alla Difesa: «Gli Stati Uniti non vogliono cominciare una nuova guerra, anche se sono preparati a finirne una vecchia». La situazione, dunque, resta in bilico. Oggi i consiglieri della Casa Bianca riferiranno a tutti i senatori, repubblicani e democratici, come e perché il presidente ha dato l’ordine di uccidere il generale iraniano Qasem Soleimani, lo scorso 2 gennaio. Vedremo se la pioggia di missili balistici ha stemperato l’asprezza dello scontro tra i due partiti. Il senatore democratico Ben Cardin, vice presidente della Commissione esteri, in un’intervista con la «Cnn», ha sollecitato la Casa Bianca a cercare una via d’uscita diplomatica, sottolineando, però, «che i nostri soldati vanno assolutamente protetti; su questo non c’è alcun dubbio». Il problema è che l’amministrazione Trump non ha ancora recuperato il contatto con gli alleati europei, gli unici in grado di tentare una mediazione, a meno che non si voglia passare per Vladimir Putin.

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