Incidente a Roma, il testimone: «Ho visto arrivare l’auto di Pietro Genovese, andava molto veloce»

Il racconto

Racconta Emiliano Annichirico: «Ero alla guida della mia autovettura, stavo procedendo su Corso Francia in direzione fuori città. Il semaforo veicolare di corso Francia era appena diventato verde per entrambe le carreggiate, pertanto l’impianto pedonale era diventato rosso da pochissimi istanti. Ho visto alla mia sinistra due ragazze giovani che procedevano di corsa sulle strisce cercando di attraversare la carreggiata opposta rispetto a quella dove stavo procedendo. Una piccola vettura di colore scuro, credo una smart, era ferma non so se fosse posteggiata o se si fosse arrestata per agevolare il transito dei due pedoni. Rammento che una ragazza più alta era davanti e poco dietro vi era un’altra ragazza un po’ più minuta. Nello stesso momento mi sono accorto del sopraggiungere sulla corsia centrale di corso Francia, direzione centro città, di un’autovettura di grosse dimensioni, un Suv di colore chiaro. L’auto procedeva ad un’andatura esageratamente sostenuta, credo che il conducente abbia tentato di frenare nel momento in cui ha percepito la presenza dei pedoni in quanto la parte anteriore si è lievemente inclinata in basso, malgrado ciò l’impatto è stato inevitabile violentissimo». Versione confermata da altri tre testimoni che ai vigili hanno parlato di «due ragazze che attraversavano la corsia in maniera frettolosa senza avvalersi delle strisce pedonali» e di «un Suv che è arrivato a gran velocità e ha travolto le due ragazze».

No all’aggravante

Il giudice esclude l’aggravante dell’assunzione di stupefacenti perché «non è in alcun modo provato lo stato di alterazione psicofisica dovuto all’uso delle droghe infatti le sostanze riscontrate sebbene presenti ben potevano essere state assunte da Genovese in epoca precedente all’incidente». Spiega che «lo stato di ebrezza dell’indagato era tale da diminuire certamente la prontezza di riflessi alla guida, senza tuttavia porre il guidatore in stato di incoscienza». Ma decide di ordinare gli arresti domiciliari «perché sebbene incensurato e di giovane età, potrebbe guidare l’auto di amici o conoscenti anche senza la patente». Nei prossimi giorni è possibile che il suo difensore Gianluca Tognozzi decida di chiedere un interrogatorio. Al momento nessuna decisione è presa ed e proprio il legale a spiegarlo: «Si devono celebrare i funerali di due ragazze di 16 anni, mentre un ragazzo di 20 è ai domiciliari. Per questo fatto non credo ci sia altro da aggiungere altre il dolore».

CORRIERE.IT

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