“Ci attaccano perché facciamo paura”. Le Sardine al loro primo inciampo

CasaPound prende la palla al balzo. “Perché no? Andiamo in piazza con le sardine anche noi e impostiamo con loro un dialogo frizzante”, dice Simone Di Stefano, uno dei leader della forza politica di estrema destra. “Siamo contenti dell’invito. Di certo non canteremo ‘Bella Ciao’ né siamo a favore dello ius soli come Ogongo, anzi siamo fortemente contrari. Ma se le sardine sono davvero aperte alle idee, noi abbiamo tante proposte su temi sociali come la casa, il lavoro, i salari”.

La situazione precipita in pochissimo tempo. Gli organizzatori nazionali, i quattro ragazzi di Bologna che hanno dato vita a questo movimento, sono costretti a correre ai ripari. Prima viene diffuso un comunicato che porta in calce la firma degli organizzatori capitolini: “Sappiamo che piazza San Giovanni fa gola a molti. Ribadiamo che l’invito è rivolto a chi crede che il linguaggio politico di una certa destra abbia passato il segno”. Non basta. La polemica non si ferma.

Nel frattempo sui social si legge di tutto, compresi insulti razziali. A questo punto dal comitato centrale viene diffuso un post più incisivo in cui viene precisato che non c’è stata alcuna apertura a Casa Pound: “Le sardine sono antifasciste. Ogongo ha commesso un’ingenuità”, ma il “concetto di apertura delle piazze è stato travisato e strumentalizzato”.

Lo stesso Ogongo, nel tardo pomeriggio, interviene: “In queste ore sono stato travolto da un’ondata mediatica che rischia di rovinare ingiustamente settimane di partecipazione in tutte le piazza italiane. Qualcuno sta provando a utilizzare titoli di giornale per affermare che anche CasaPound sarà in piazza. Ma noi saremo in piazza per dire basta a chi, come CasaPound, da anni inonda di odio e di violenza il dibattito pubblico e la vita politica del nostro paese. La mia risposta è stata travisata”.

Spento il fuoco, adesso i leader nazionali, Mattia Santori per primo, studiano come fare ad arginare chi prova a infiltrarsi nelle manifestazioni delle sardine. Qualche screzio c’è stato anche con la Madamine sì Tav che in piazza Castello di Torino volevano andare vestite del loro coloro arancione. “Questa piazza deve parlare a tutta la classe politica, ci sono tante persone deluse dalla politica”, dice Mattia Angeleri, uno degli organizzatori mentre Torino si riempie per il flashmob con circa 40mila persone, secondo gli organizzatori: “Abbiamo risposto con assoluta gentilezza, siamo disposti ad accogliere tutti ma la piazza deve essere apartitica”.

In vista dell’evento di sabato c’è un altro dato da sviscerare. Secondo un sondaggio condotto dalla società Comin & Partners, il peso elettorale delle sardine, se dovessero presentarsi alle elezioni politiche, è del 5,4%, con un ulteriore 2,1% di persone che prenderebbe in considerazione di votarle, facendo arrivare quindi l’elettorato potenziale, ad oggi, al 7,5%. I possibili elettori del movimento arriverebbero per il 40% circa dall’astensione, per un terzo dal centrosinistra e per un terzo dal Movimento 5 Stelle.

Numeri con cui le Sardine potrebbero iniziare a misurarsi. Il 15 dicembre, dopo l’evento di San Giovanni, ci sarà un primo incontro tra tutti i referenti nazionali, che in queste settimane hanno organizzato le tante piazze in Italia. Non sarà solo una semplice chiacchierata davanti a una birra, come provano a minimizzare. Sarà un modo per contarsi e darsi delle regole.

L’HUFFPOST

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