No, imparare divertendosi non è imparare

Lo stesso vale per la trigonometria, la geografia, la grammatica italiana, la musica. C’è una differenza fondamentale fra l’apprendimento ludico-emozionale, di divertimento oppure frammentario, basato sulla memoria a breve, su Google, di evasione, e quello intenzionale, la volontà di sapere, di apprendere, di ricordare in cui mettiamo in moto altre parti del cervello, altri circuiti, altri neuroni.

Questo apprendimento multiplo e discontinuo, il «saltare da un argomento all’altro» e il «piluccare» qua e là rende difficile la lettura di un intero libro, sia esso un saggio o un romanzo, è incompatibile con un reale sapere e una reale capacità di apprendere. In questo modo, seguendo l’attualità, lo svago, l’ultimo stimolo, fluttuiamo su un non sapere, perdiamo i contatti con le nostre radici culturali e restiamo arretrati sul terreno scientifico-tecnologico. E ci indeboliamo economicamente sempre di più, diventando colonie dei Paesi più potenti.

IL GIORNALE

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