Manovra, la tassa sulla plastica giù del 70%. Gualtieri difende il Mes, caos alla Camera

I nostri emendamenti hanno consentito ora al ministro Gualtieri un ulteriore affinamento della norma, con i principali operatori del settore”. Il vicepresidente del gruppo Dem a Palazzo Madama ha dettagliato: “La tassa viene completamente rivista con una riduzione di gettito del 70% (a circa 330 milioni di euro, ndr). La plastica riciclata viene esclusa dall’imposta, come è sempre stato per quella biodegradabile e compostabile. Vengono esclusi, oltre alle siringhe, anche tutti i dispositivi medici e gli imballaggi di medicinali. Insomma, è davvero, un buon risultato”.

Sul Mes: “Riforma è un successo”, ma le opposizioni attaccano

Gualtieri, questa volta al Senato per un’audizione, è tornato poi sul Meccanismo europeo di stabilità che regola i salvataggi degli Stati in caso di difficoltà economiche e ha generato grandi polemiche in Italia. Per il ministro, che “rappresenti una terribile innovazione che definisce due categorie di Paesi, o attenti alla stabilità finanziaria dell’Italia, lo trovo comico”. Sul meccanismo, ha detto, “ho sentito alcune divertenti tesi secondo le quali la riforma introduce il criterio di sostenibilità del debito per la concessione di aiuti: devo annunciarvi che c’era già prima, questo criterio non cambia”.

Sul Mes si sono affastellate preoccupazioni “infondate”, basate su informazioni “non corrette”, ha spiegato ai senatori. La riforma del Mes “è un successo per l’Italia e per tutti quei Paesi che chiedevano da tempo un tassello aggiuntivo”, anche se è “limitato perché abbiamo ambizioni ben maggiori”. Gualtieri ha detto che si tratta di “un piccolo passo avanti”, ma “è meglio che non averlo: è una cosa comune in più”. Il ‘backstop’, ossia la disponibilità del Meccanismo europeo di stabilità ad essere utilizzato dal fondo per le risoluzioni bancarie, “raddoppia” i fondi disponibili per salvare le banche: si tratta dunque “di un successo per l’Italia”.

Gualtieri ha chiosato infine: “Chi scrive che la riforma del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità introduce una ristrutturazione automatica del debito dice una cosa falsa”. Sull’automatismo che avrebbero voluto alcuni Paesi ‘falchi’, ha ricostruito, “c’è stato il negoziato più duro, fortunatamente concluso con la vittoria dell’Italia e di altri che hanno detto no”. E infine ha specificato, alla domanda se sia possibile riaprire un negoziato: “La mia valutazione è no. Il testo è stato chiuso. C’è un lavoro su aspetti esterni”.

Su quest’ultima affermazione si è aperta una bagarre. “Gravissime le parole del ministro dell’Economia Gualtieri, che oggi dice chiaramente e senza dubbi che il negoziato sul Mes non si può riaprire e che il testo del trattato è concordato e chiuso”, ha attaccato Giorgia Meloni. “È una vergogna nazionale, un atto di alto tradimento del popolo italiano. Avevamo ragione: questo governo è al servizio degli interessi franco-tedeschi e vuole espropriare il Parlamento della sua sovranità”. Anche Mariastella Gelmini ha attaccato: “Altro che firma nel 2020, il negoziato va riaperto”, ha detto a proposito delle scadenze indicate da Gualtieri. La situazione è degenerata in Aula, alla Camera, dopo che le opposizioni hanno chiesto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di riferire sulla riforma. Piero de Luca del Pd ha accusato la lega di aver sottoscritto l’accordo nel corso della precedente esperienza di governo ed è stato travolto dalle contestazioni. “Venduti, venduti”, le grida dai banchi delle opposizioni con il presidente Fico che ha dovuto sospendere la seduta per 5 minuti.

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