Governo, la fase nuova è invecchiata in 48 ore

La “fase nuova” è durata 48 ore. Si è rivelata cioè un’illusione l’idea di un intervento risolutore di Beppe Grillo, di una sorta di “commissariamento” di Luigi Di Maio, di una stabilizzazione dell’alleanza col Pd e, con essa, del governo. Franata. Raccontano che, a metà giornata, Nicola Zingaretti, di fronte a un nuovo impazzimento del quadro, ha così commentato, quasi allargando le braccia: “È ripartita la rumba”. Qualcun altro, tra i suoi, parla di “gioco al massacro”.

Effettivamente, la dinamica è piuttosto chiara. Seguite l’escalation di giornata. La miccia è la raffica di perquisizioni, all’alba, nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato l’avvocato Bianchi, presidente della fondazione Open, cassaforte del renzismo. Alla notizia, Luigi Di Maio avrebbe potuto scegliere due strade. Limitarsi a esprimere fiducia nell’operato della magistratura o caricarla politicamente. Sceglie la seconda, chiedendo di accompagnare l’indagine con una sorta di processo politico che coinvolge l’alleato di governo, attraverso una “commissione di inchiesta” sui finanziamenti ai partiti, come ai tempi della commissione sulle banche per colpire su Etruria. E lo fa– non è un dettaglio – sapendo che sul tema ha con sé il consenso di tutto il Movimento, anche di chi vorrebbe metterlo in discussione su altro. Perché è materia identitaria, genetica, è come ricordare a tutti il proprio Dna.

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