«Qui si muove tutto»: la Liguria isolata tra dissesto idrogeologico, famiglie sfollate e acqua che manca

In meno di due giorni sui 45 chilometri asfaltati che lo percorrono, erano cadute almeno quindici frane, chiudendo di fatto cinque strade provinciali e una statale, per tacere delle comunali. Tre frazioni su sei erano impossibili da raggiungere. Non c’era più acqua potabile, l’acquedotto ormai è un colabrodo. Quindici famiglie evacuate. Il paese conosciuto per aver dato i natali a Sandro Pertini si apprestava a diventare una notizia, per le ragioni sbagliate. Ma un minuto dopo tornava nel limbo, perché in questa regione dalla morfologia martoriata ormai emergenza chiama emergenza, senza soluzione di continuità.

Due taniche a testa

Una autocisterna di Iren è parcheggiata davanti alla chiesa e al vicolo che conduce alla casa-museo del presidente più amato dagli italiani. Gli abitanti fanno la fila per riempire due taniche a testa, rifornimento giornaliero fino a data da destinarsi. La statale ha appena riaperto, benché si viaggi a corsia alternata a causa dei detriti lasciati dalle frane, ma è intasata da camion e altri mezzi pesanti diretti verso il basso Piemonte e orfani della A6 chiusa per il crollo del viadotto. Non ci sono alternative. Così come esiste una sola strada che dal mare di Albisola conduca alla Val Bormida e alla cokeria di Cairo Montenotte. L’autostrada è chiusa, la provinciale del colle di Cadibona è sommersa dal fango. Non resta che Stella, ancora una volta, un lungo giro che dopo l’addio alla statale impone continue deviazioni a causa delle carreggiate sfondate e sepolte dalle pietre.

Una regione tagliata fuori

Anche la Liguria è tagliata fuori dal resto d’Italia, o almeno ha nuove ragioni per sentirsi ancora più isolata. Sappiamo del ponte Morandi e della difficoltà a collegare levante e ponente tramite la A10 Genova-Ventimiglia, della A6 Torino-Savona che chissà quando riaprirà dopo questo crollo e i controlli che si annunciano intensi sui suoi altri quattro viadotti a rischio. Ieri la magistratura ha di fatto imposto la chiusura per lavori di due ponti sulla A26 Gravellona-Alessandria, sigillando ogni possibilità di raggiungere il Piemonte con strade a largo scorrimento. L’unica via libera è la A7 per Milano, che diventa così obbligatoria anche per andare altrove, per uscire dalla Liguria affidandosi poi il minimo indispensabile alla gimcana tra strade provinciali dall’aspetto sempre più sinistro.

Sindrome da isolamento

All’improvviso è tornata la sindrome da isolamento seguita al disastro del 14 agosto 2018. «Peggio ancora, siamo agli anni Trenta». Giovanni Toti si dice anche stupefatto da un provvedimento «così drastico» della magistratura, mentre l’autorità portuale dichiara di non poter resistere più di una settimana con queste condizioni di viabilità. Dallo zero sul livello del mare ai 1.300 metri di altezza dell’ultima frazione, Stella è un campionario dei mali endemici della Liguria. La sindaca Marina Lombardi, esemplare pressoché unico di amministratore socialista, ha Pertini ovunque sulle pareti e una distesa di fogli sparsi per la scrivania, a ognuno dei quali corrisponde una falla da tappare. «Il problema peggiore è che ormai siamo un territorio in movimento». Parla del suo paese, che ha boschi che scendono di quattro metri all’anno e strade che si aprono come pelle screpolata. Ma è come se parlasse di una regione intera. «Adesso mi dovrò anche battere per impedire un aumento del traffico per noi insostenibile». Per quanto ferita, la statale 334 che attraversa Stella oggi è diventata una delle poche vie ancora percorribili per uscire dalla regione. Sempre che smetta di piovere, e che non nevichi.

CORRIERE.IT

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