Totti: ”Friedkin? Ne dubito, una volta che metti le mani dentro capisci cosa c’è nella Roma”

Sulla sua nuova avventura lavorativa Totti anticipa: “Sto iniziando un nuovo percorso che è ancora da definire. Si tratta soprattutto di scouting. Vorrei far crescere giovani giocatori italiani e stranieri e portarli più in alto possibile. Vorrei dar loro una mano a capire la realtà calcistica. Penso di aver esperienza da vendere da questo punto di vista. Lavorare con giocatori già esperti mi aiuterebbe a crescere ulteriormente”. E chi deve aiutare a crescere è anche il figlio Christian che gioca nelle giovanili della Roma “Una cosa che mi piace di lui è che è appassionato di calcio”, dice Totti. “Quando fai una cosa che ti piace la fai con un altro spirito e lui mi ha fatto capire che questo è il suo percorso. Con lui sarei obiettivo se dovessi dirgli che il calcio non fa per lui. E’ un buono, io non ero cattivo ma ero più parac…”, aggiunge.

“Zaniolo? Niente paragoni con me, potrebbero venderlo…”

Negli ultimi tempi Zaniolo sta ricalcando un po’ le sue orme. Ma Totti ci tiene a tenerlo lontano dai riflettori: “Per il suo bene sarebbe meglio smettere di fare i paragoni con me. Se continuerà così, e spero che lo faccia, meriterà tutto quello che il calcio può riservargli. Cerchiamo di lasciarlo crescere, è ancora giovane. Ha capito la mentalità romana, e spero che possa rimanere a Roma il più possibile anche se penso non sarà così. Se potrebbero venderlo? Potrebbero, sì, poi da qui a giugno può succedere di tutto… Faccio una battuta altrrimenti pensano male: in quella casa ho messo Alisson, che è diventato il portiere più forte del mondo, e Zaniolo, che da quando ci abita ha cominciato a fare gol. Fate voi…”, sottolinea sorridendo. 

“Con Lippi ho un rapporto che va oltre il calcio”

L’ex capitano giallorosso conclude parlando del suo rapporto con l’ex ct della Nazionale Marcello Lippi, intervenuto insieme a lui in trasmissione: “I miei ricordi nei suoi confronti sono tutti positivi. Oltre ad aver conosciuto un grande allenatore ho conosciuto un uomo spettacolare, un padre. Dopo l’infortunio (prima dei mondiali 2006, ndr) ha cercato di ridarmi la voglia, ha fatto scattare qualcosa nella mia testa. Le parole che mi ha detto durante gli allenamenti a Coverciano, quello che mi faceva fare… C’era una sintonia diversa rispetta a quella che ho avuto con molti altri allenatori. Vincere il mondiale è la cosa più bella, il coronamento di un sogno, ma c’era qualcosa di più. Con lui un rapporto che va oltre il calcio. Come ho fatto ad andare d’accordo con Lippi che era un simbolo della Juventus? Semplice, eravamo in Nazionale e pensavamo solo a quella. Non si pensava alle squadre di club. L’unione faceva la nostra forza, l’unico obiettivo era quello di portare l’Italia più avanti possibile. La voglia che abbiamo mostrato ci ha portato sul tetto del mondo. Alla fine eravamo un unico club, quello italiano. E siamo diventati campioni. Se Lippi avesse allenato la Roma i giallorossi avrebbero vinto di più? Quando alleni una grande squadra sei un grande allenatore. Quello che serve ad un gruppo è essere aiutato a star bene, tranquillo. Quando hai i campioni in squadra fare l’allenatore è tutto più facile. Lippi lo ha sempre fatto. Per me lui non è venuto alla Roma perché non c’era la squadra per vincere”.

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