Inquinamento e Plastic tax. Il governo sbaglia ma noi di più

Nella legge di bilancio è infatti prevista una Plastic tax, un euro al chilo a carico dei produttori di plastica. È una misura che, ai tempi di Greta, può passare via liscia nell’opinione pubblica. Chi non sa che la plastica inquina? E chi non è d’accordo con una politica ambientale? Ma se non ci fermiamo alla superficie, ecco che emerge una verità un po’ diversa. Intanto, la plastica evita altri inquinamenti: ad esempio, conservando cibi che altrimenti dovrebbero essere gettati via. In secondo luogo, la plastica può essere riciclata. Terzo, la tassa non riduce l’uso della plastica: semplicemente, con la plastica fa cassa. Non lo diciamo noi: lo dice la relazione tecnica allegata alla legge di bilancio, dove si prevede che la plastic tax porterà all’Erario un miliardo nel 2020 (partendo dal primo aprile); 1,7 miliardi nel 2021; 1,5 miliardi nel 2022; ancora 1,7 miliardi nel 2023. Dov’è la diminuzione dell’uso della plastica? Dov’è la lotta all’inquinamento? Se davvero avesse a cuore le sorti del pianeta, il governo dovrebbe aumentare (più di quanto non preveda) gli incentivi per il riciclaggio e per le materie alternative: e tassare non di un euro al chilo, ma di mille euro all’etto tutti coloro che buttano via la plastica nel modo che vi documentiamo in queste pagine. E qui vogliamo essere chiari: non siamo tra coloro che è sempre e solo colpa del governo ladro, anche quando piove. Il governo sbaglia a tassare i produttori di plastica anziché intensificare i controlli e colpire duramente chi inquina. Ma peggio ancora siamo noi cittadini incivili. Proviamo ad andare in Svizzera, a gettare una bottiglia di plastica dal finestrino della macchina, e vediamo che cosa ci succede.

QN.NET

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