Come cambia la manovra 2020: modificata la tassa sulla plastica, rinvio per le auto aziendali

I PARTITI

Ad avere le maggiori perplessità sulla nuova tassa su imballaggi e contenitori di plastica, altra misura del pacchetto ecologico, è questa volta il Pd. In Emilia-Romagna, dove si produce il 63% della plastica monouso, si vota nei prossimi mesi, e l’allarme è molto alto. Anche su questo nuovo tributo, la strada scelta dal Pd sembra essere quella di un approfondimento tecnico, premessa almeno per un rinvio. Matteo Renzi ha già dichiarato la sua netta contrarietà alla misura. Che invece, nella maggioranza, il Movimento 5 Stelle difende strenuamente, identificandola come un simbolo della nuova politica economica «verde» dell’esecutivo. Come su tutte le tasse della manovra di bilancio, senza distinzione alcuna, l’opposizione è compatta nel giudicare inopportuna la plastic tax.

COSA PUO’ CAMBIARE

Qualche aggiustamento alla nuova imposta è senz’altro possibile, la sua cancellazione altamente improbabile. Anzi, da escludere, visto che il suo contributo alla manovra è molto importante, assicurando un maggior gettito di 1,1 miliardi nel 2020, che salgono a 1,8 miliardi a regime. Difficile trovare misure compensative senza immaginare altre tasse. La plastic tax, magari rivista nei meccanismi, e con tempi di introduzione un po’ più lunghi, sarà con tutta probabilità confermata. Per Luigi Di Maio è una misura fortemente simbolica, che neanche una possibile convergenza tra il Pd e Italia Viva potrebbe mettere in discussione. Ancor peggio sarebbe se Renzi e Zingaretti tentassero un’eventuale sponda con l’opposizione. In quel caso verrebbe probabilmente messa in discussione la stessa tenuta della coalizione di governo.

Il taglio del cuneo fiscale può cambiare, ma resterà

I PARTITI

Il taglio delle tasse e dei contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti è una bandiera del Partito democratico, ottenuto dopo un lungo braccio di ferro con il Movimento 5 Stelle, che accarezzava l’idea di concedere parte degli sgravi alle imprese, ed avviare anche il salario minimo. Per il Pd è il primo passo, anche se piccolo, del piano per la riduzione delle tasse alle famiglie. Anche il premier, Giuseppe Conte, è dello stesso avviso e tiene parecchio a questa misura.

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, è invece piuttosto tiepido sul taglio del cuneo fiscale. O meglio, su una sforbiciata di modesta entità come quella prevista dalla Legge di Bilancio del 2020 che rischia, a suo dire, di non essere neanche percepita dai lavoratori. L’ex premier preferirebbe usare questi fondi per scongiurare le microtasse.

COSA PUO’ CAMBIARE

Considerato il valore politico annesso dal Pd e dallo stesso Conte alla misura, la possibilità di una sua radicale modifica in Parlamento è piuttosto lontana. Anche se lo stanziamento di cui gode il taglio del cuneo fiscale, tre miliardi di euro nel prossimo anno, cinque miliardi a regime, fa gola a molti, a cominciare da Matteo Renzi, che non fa mistero di voler utilizzare quei fondi per scongiurare le nuove tasse previste nella Legge di Bilancio. Il M5S non si straccerebbe certo le vesti se il taglio del cuneo fiscale, che secondo il testo presentato in Parlamento scatterebbe da metà anno, venisse rimodulato. Nella tempistica, ma anche riguardo la platea dei beneficiari, che è leggermente più ampia di quella che già usufruisce del Bonus voluto dal governo Renzi di 80 euro, circa dieci milioni di lavoratori dipendenti.

La tentazione di Quota 100

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Nessun partito della maggioranza ama particolarmente lo scivolo previdenziale voluto da Matteo Salvini con la scorsa Legge di Bilancio, anche perché costa moltissimi soldi. Quasi tutti avevano accarezzato l’idea di abolire il regime sperimentale, ma il M5S ha preferito mantenere Quota 100 varata insieme alla Lega Nord. L’idea di non creare nuovi strappi nella normativa previdenziale, abrogandola, alla fine ha prevalso. Anche perché nonostante sia elevata la spesa, alla fine, è stata e continuerà ad essere inferiore a quella prevista.

COSA PUO’ CAMBIARE

Nonostante tutte le questioni di principio, Quota 100 resta potenzialmente un grande serbatoio di risorse. Il solo spostamento di una finestra per le uscite previdenziali, che non stravolgerebbe il sistema, farebbe risparmiare molti soldi. Al momento non sembrano esserci le premesse, ma se nella maggioranza dovesse scattare una riflessione sull’opportunità di rimodulare le nuove imposte, quei fondi potrebbero tornare nel mirino. Anche se una mossa simile offrirebbe nuove armi alla campagna elettorale della Lega.

Sugar tax, no di Renzi. Solo la webtax mette tutti daccordo

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Fatta eccezione per la webtax, condivisa da tutti, le critiche nella maggioranza alla messe di nuove o maggiori imposte spuntate nella manovra sono molto alte. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, in particolare, non ne condivide una. Neanche la tassa «di scopo» sulle bevande zuccherate, sulla quale sembra invece esserci intesa tra il Movimento e Pd. I malumori, tuttavia, sono forti e anche all’interno dei due maggiori partiti della coalizione di governo riguardo alla stretta nei confronti delle partite Iva, che non a caso è stata alleggerita rispetto alla sua versione iniziale, a quella sulle detrazioni fiscali, per non parlare del taglio degli sconti fiscali, ad esempio quelli sul gasolio concessi all’autotrasporto, destinati a scattare nel 2021. Contro le tasse, naturalmente, è schierata compatta tutta l’opposizione.

COSA PUO’ CAMBIARE

Il capitolo delle microtasse è la vera e propria incognita della Legge di Bilancio. In Parlamento si annuncia una battaglia serrata dentro la stessa maggioranza per eliminarle. In tutto, sul 2020, valgono circa 2 miliardi di euro, una cifra considerevole, che non sarà facile compensare con altre misure. Tanto meno con altre tasse, visto che la maggioranza nel confronto che ha portato alla definizione della Legge, ne ha già scartate moltissime. Dalla rimodulazione dell’Iva, per ridurre i costi della sua sterilizzazione, alla revisione delle imposte di registro sulla casa, che secondo il Pd aveva anche ragioni di equità, fino alle imposte sulle sigarette elettroniche e i liquidi, che sono scampate alla tagliola. A parte quest’ultima, un evergreen di ogni manovra negli ultimi anni, difficile che possano tornare in ballo. Come un ulteriore aumento delle imposte sul tabacco.

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