Rogoredo, task force, sequestri, arresti contro lo spaccio di droga: così si è svuotato il bosco

È il risultato della strategia messa in campo dal prefetto Renato Saccone una decina di mesi fa. Da una parte, la pressione continua delle forze dell’ordine: una presenza assidua, quotidiana, per molte ore al giorno, soprattutto del commissariato «Mecenate» della polizia, diretto da Giuseppe Schettino, e della stazione «Rogoredo» dei carabinieri, guidata da Giuseppe Palumbo. E poi il Nucleo radiomobile dell’Arma, la compagnia «Monforte», la sesta sezione della Squadra mobile della questura, la collaborazione di Finanza e Polizia locale. La presenza delle divise ha evitando lo spaccio per molte ore al giorno; l’attività investigativa ha portato ad arresti e sequestri, il più importante fatto dalla Polfer, che per la prima volta ha colpito un «magazzino» di stoccaggio del clan Mansouri (oltre 8 chili di eroina sequestrati). Dall’altra parte, è servito il disboscamento, sia sulla collina di Sant’Arialdo, sia in via Orwell. La grande spianata è stata ripulita da ogni tipo di vegetazione, fino a San Donato, togliendo allo spaccio zone nascoste. Infine, la riqualificazione del territorio.

«Quando abbiamo preso in consegna il boschetto, su 65 ettari di terreno due terzi erano occupati dallo spaccio», ricorda Silvio Anderloni, di Italia Nostra. L’associazione ha raccolto migliaia di siringhe, lavorando con le nove onlus che da febbraio hanno sempre presidiato il bosco, anche di sera, con la regia dell’Ats, la collaborazione del Comune, del Municipio, della Regione, delle Ferrovie. Pure i residenti sono stati man mano più fiduciosi, «sempre più spesso segnalavano situazioni critiche», aggiunge Pietro Farneti dello Smi, che ha organizzato letti d’emergenza per ospitare chi accettava un percorso di disintossicazione.

LO SPECIALE
Quei ragazzi dello zoo di Rogoredo

In prefettura sanno che i risultati vanno consolidati. Il comando provinciale dei carabinieri ha spostato molte forze sul parco delle Groane. Togliere lo spaccio da Rogoredo non significa eliminare l’eroina dalla città. Il peso simbolico però è decisivo: anche perché il supermercato della droga era diventato un nero centro d’attrazione.

CORRIERE.IT

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