Mafia, l’ultima verità sulla strage di Capaci: “Un ex poliziotto mise l’esplosivo sotto l’autostrada”



“Ma perché non ha mai parlato prima di questo ex poliziotto?”, hanno chiesto il procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci e il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco, il 7 giugno dell’anno scorso. Riggio ha risposto così: “Fino ad oggi ho avuto paura di mettere a verbale certi argomenti, temevo ritorsioni per me e per la mia famiglia. Ma, adesso, i tempi sono maturi perché si possano trattare certi argomenti”. E giù con una serie di dettagli su quel misterioso agente, che hanno convinto la procura nazionale antimafia a convocare una riunione sulle nuove rivelazioni. Per approfondire il caso. Nei giorni scorsi, attorno al procuratore Federico Cafiero De Raho si sono ritrovati i magistrati delle procure di Palermo, Caltanissetta, Catania, Reggio Calabria e Firenze, che si occupano a vario titolo di filoni riguardanti le bombe del ’92-’93. Riunione, naturalmente, dai contenuti top secret.

Quel che sappiamo su Riggio arriva dal processo bis d’appello per la strage di Capaci, dove il procuratore generale Lia Sava ha depositato alcuni verbali del collaboratore. L’ex boss fa il nome del “turco”, spiega di averlo conosciuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Nel 2000, la scarcerazione: l’ex poliziotto recluta il mafioso per fare parte di una non ben identificata struttura dei Servizi che si occupa della ricerca di latitanti. Riggio passa qualche notizia. Intanto, in quel periodo, anche alcuni investigatori della Direzione investigativa antimafia agganciano il mafioso nisseno.

Pure di questo parla Riggio nei verbali di Caltanissetta. “Avrei dovuto dare loro una mano per la cattura di Provenzano, indicando le persone che erano in contatto con lui, insomma diventando una sorta di infiltrato”. Riggio era cugino di Carmelo Barbieri, mafioso legato all’entourage del padrino di Corleone, cosa che non era sfuggita neanche a Gabriele Chelazzi, il pubblico ministero della procura nazionale antimafia che indagava sui misteri delle stragi di Roma, Milano e Firenze. “Pure lui mi convocò – dice oggi Riggio – ma allora mi avvalsi della facoltà di non rispondere”.

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