“Si rischia un bagno di sangue”
Per otto anni, il governo e le Forze democratiche siriane si sono trovati sui lati opposti della barricata. I cristiani che vivevano sotto il dominio curdo non hanno avuto vita facile, come ci racconta monsignor Hindo: “Con loro discutevo sempre, volevano mettere a rischio le generazioni future pur di creare uno Stato autonomo. Nel 2015 un cecchino curdo ha sparato a 30 centimetri dalla mia testa e sai perché? Era un’intimidazione. Volevano dirmi che dovevo stare zitto”. Tra il governo e i curdi le differenze sono ancora molte: “I curdi vogliono una regione autonoma, come in Iraq, ma Assad vuole un Paese unito, seppure nella diversità. A Sochi – prosegue monsignor Hindo – ho chiesto di non usare la parola ‘minoranza’ perché siamo tutti cittadini siriani. I partiti possono essere maggioranza o minoranza. Ma non i siriani. Che sono tutti cittadini dello stesso Stato”.
Secondo monsignor Hindo, i turchi rimarranno nei territori che già controllano, ma non oseranno spingersi là dove sono presenti i soldati governativi. L’unica alternativa possibile, almeno per il momento, se si vuole evitare una nuova escalation di violenza.
INSIDE OVER
IL GIORNALE
Pages: 1 2