Ambiente, cosa si può fare

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di   Ferruccio de Bortoli

Se fossimo tutti preoccupati per le sorti del pianeta oggi dovremmo discutere e approfondire i risultati del rapporto ASviS, l’associazione per lo sviluppo sostenibile. È stato presentato venerdì scorso. Meritava un’eco maggiore. Immersi in un eterno presente ci dimentichiamo subito dei grandi temi. Sono schiacciati dalle polemiche di giornata. Spesso li rimuoviamo. Salvo poi parlare di Greta e lodare l’impegno dei giovani senza aver colto il loro drammatico e urgente messaggio di fondo. Tocca a tutti noi farcene carico. Perché solo una grande sensibilità pubblica, un ampio movimento di opinione e una migliore educazione civica orienteranno scelte di governo e strategie aziendali lungo il percorso della sostenibilità. Ovviamente l’esecutivo deve fare la propria parte e dimostrare che il cosiddetto green new deal non è solo uno slogan. Qualche esempio. Il premier Giuseppe Conte ha annunciato all’Onu che il nostro sarà tra i primi Paesi a raggiungere entro il 2050 la neutralità delle emissioni. Bene. Ma occorrerà adeguare, entro fine anno, il Piano nazionale integrato energia e clima approvato dal Conte 1, e ampiamente criticato da Bruxelles perché insufficiente, in particolare sulla decarbonizzazione. Nel febbraio scorso – si legge nel rapporto ASviS – il governo gialloverde ha presentato l’analisi di impatto della manovra economica del 2019 sui dodici indicatori di benessere equo e sostenibile. Ma si è fermato a quattro: reddito medio pro capite, disuguaglianza, non partecipazione al mercato del lavoro, emissioni di gas inquinanti.

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