Ora l’Europa cambi passo

Dopo l’approccio salviniano dell’uno contro tutti, era abbastanza scontato che una politica più moderata come quella proposta dal nuovo esecutivo avrebbe fatto breccia a Bruxelles. Ma purtroppo la storia, anche recente, insegna che in questa materia passare dalle parole ai fatti è sempre molto difficile. Appena quattro anni fa, dopo i naufragi che causarono centinaia di morti nel canale di Sicilia, i leader europei giunsero a Lampedusa e di fronte alle telecamere pronunciarono le stesse promesse, si impegnarono a ricollocare i migranti giunti in Italia e Grecia in base a una divisione per quote. Quel piano fu un fallimento. La maggior parte degli Stati che avevano assicurato di voler aderire e collaborare si tirò indietro. Moltissimi stranieri vivono ancora qui, senza nessuna speranza di essere regolarizzati ma con la certezza di non essere rimpatriati.

La stessa cosa è accaduta dopo l’emozione suscitata in tutto il mondo dal ritrovamento del corpicino di Alan Kurdi sulla spiaggia di Bodrum. Ci sono state manifestazioni di massimo impegno e invece spesso è prevalsa l’indifferenza nei confronti di queste famiglie disperate. Oggi, per la prima volta dopo l’elezione di Ursula von der Leyen e la nascita del «Conte 2», a la Valletta si riuniscono i ministri dell’Interno europei. Al suo esordio sulla scena internazionale, la titolare del Viminale Luciana Lamorgese arriverà con una lista di priorità che al primo punto ha la redistribuzione preventiva dei migranti presi a bordo dalle navi delle Ong e portati a Malta o in Italia. Non solo.

Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio insistono sulla necessità che tutto ciò avvenga sulla base di quote prefissate e il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha ben spiegato come sia necessario prevedere sanzioni per quegli Stati che non vogliono collaborare alla divisione. Tra i temi discussi nei giorni scorsi, durante i bilaterali con Francia e Germania, è stata evidenziata la necessità di stilare una lista di porti europei che a rotazione possano gestire lo sbarco delle navi. Entro 48 ore si scoprirà se esiste una volontà di gestire il tema dei migranti a livello europeo o se invece le ultime dichiarazioni pubbliche dei leader siano soltanto manifestazioni di buone intenzioni. La riunione dei ministri sarà la sede per comprendere se questa volta si vuole davvero passare dalle parole ai fatti.

È il primo incontro dall’elezione di von der Leyen, sarebbe assurdo credere che basti una riunione a chiudere l’accordo. Ma si tratta comunque di un banco di prova fondamentale. Se anche questa volta le promesse dovessero rimanere tali, a perdere non sarà soltanto il governo italiano, ma i nuovi leader europei che hanno assicurato di voler mettere in minoranza sovranisti e populisti grazie a una politica fatta di risultati concreti. Ecco perché questa volta non si può sbagliare.

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