Politico o imprenditore? L’ultima azienda aperta da Matteo Renzi in primavera

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Di cosa si occupa la Digistart? Al primo posto c’è “l’attività di analisi dei processi comunicativi che collegano cittadini e imprese. Anche mediante l’organizzazione e/o partecipazione a convegni, seminari, incontri sia in Italia che all’estero”. In apparenza, quindi, una srl utile per fatturare i compensi delle conferenze retribuite, come quelle che l’anno scorso hanno visto l’ex segretario del Pd viaggiare in Qatar, Stati Uniti e Sudafrica. Ma la società può teoricamente anche farsi carico delle spese per eventi come la prossima Leopolda, anche se ciò viene escluso da ambienti renziani.

La fondazione Open che si era occupata delle precedenti edizioni della kermesse fiorentina infatti è stata chiusa nell’aprile 2018. In cassa aveva almeno un milione e 300 mila euro, che si diceva fossero destinati a ripianare il rosso nei conti e saldare i creditori. Pochi mesi fa, l’ex premier ha annunciato il parto di una nuova fondazione, la Matteo Renzi Foundation, con sede a Milano ma finora non c’è traccia di operatività.

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L’oggetto sociale della Digistart è però più ampio e articolato. Con una spettro di intervento che poco si addice a un senatore della Repubblica in carica. Si parla di “consulenza aziendale e assistenza nella pianificazione strategica a favore di imprese. In particolare l’elaborazione di piani strategici industriali”. Ancora più impegnativo il terzo capitolo, che ricorda da vicino il procacciamento d’affari: “L’attività di consulenza tecnica (business advisor) nell’ambito delle operazioni straordinarie d’impresa, quali fusioni, acquisizioni, joint ventures industriali e commerciali, attività di attrazione e ricerca investimenti”. Tanto più che la srl renziana si occupa dell’“individuazione di possibili partners e/o sinergie per creare valore, ricerca e studio di possibili acquisizioni o cessioni per migliorare il rendimento”.

Il punto E invece è a metà strada tra la promozione lobbystica e la costruzione dell’immagine: “consulenza nell’ambito delle pubbliche relazioni e del marketing strategico al fine di migliorare il posizionamento dell’impresa o del singolo imprenditore, ampliare la presenza sui mercati, rafforzare la reputation aziendale”. All’ultimo posto infine una vecchia passione renziana: “assistenza e consulenza a favore di start up e pmi innovative e digitali”.

A leggere lo statuto della Digistart, insomma, Renzi nello scorso maggio pareva ancora in bilico tra il rilancio politico o una nuova vita di superconsulente d’azienda. Un dubbio che l’esordio di Italia Viva dovrebbe avere sciolto definitivamente.

Restano alcuni elementi sullo sfondo. Il domicilio fiorentino della Digistart coincide con quello della Carfin, la cassaforte finanziaria dei fratelli Carrai. Marco Carrai è l’amico del cuore di Matteo Renzi, il consigliere più fidato anche negli anni di Palazzo Chigi pur non rivestendo cariche ufficiali. Ed è anche un imprenditore molto dinamico, che dopo gli investimenti nel settore digitale e nella cybersecurity adesso sembra essersi concentrato sulla presidenza della Toscana Aeroporti e sulle iniziative nel distretto dell’acciaio di Piombino.

Insomma, anche l’avventura imprenditoriale dell’ex premier nasce nella culla di quel “Giglio Magico” che ha accompagnato tutta l’ascesa politica di Matteo Renzi.   

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