L’annuncio di Renzi

Tra i due si è consumata una separazione vera. Il giglio ha perso un petalo. Con Lotti resterà il grosso di Base riformista: “La rottura è stata sul governo, nella fase finale della trattativa sui sottosegretari”. E adesso anche le amazzoni del renzismo entrate nella stanza dei bottoni, come Alessia Morani, scrivono “Matteo ripensaci”. Diverso il discorso con Matteo Orfini, che ha sostenuto Renzi con lealtà, ma non lo seguirà in questa avventura. I due hanno parlato nei giorni scorsi, senza psicodrammi. Senza che l’uno facesse cambiare idea all’altro.

VIDEO – Appello all’unità dei sottosegretari renziani: “Abbiamo giurato, restiamo in questo governo” 

L’ex segretario ha deciso: “Non è più sostenibile la situazione, vogliono che me ne vada, me ne vado”. Al Senato l’idea è di trasferirsi, già nei prossimi giorni, nel misto con tre o quattro senatori, poiché il regolamento a palazzo Madama impedisce di formare gruppi ai partiti che non si sono presentati alle elezioni. Ma anche perché, in tal modo, Marcucci resterebbe capogruppo del Pd. Primo caso nella storia in cui gli scissionisti controllano anche il partito da cui si sono scissi. Alla Camera non c’è problema di numeri e circola già l’ipotesi di Roberto Giachetti, che oggi si è dimesso dalla direzione del Pd, come capogruppo.

Altro che separazione consensuale, si dice sempre così quando si inizia. L’obiettivo è di Renzi è chiaro, quello di muoversi nella nuova maggioranza come un Salvini turbo-riformista, condizionare l’agenda di governo, porsi come l’alfiere dello spirito autentico del Pd, di fronte a un Pd che rischia la “grillizzazione”, tornare in tv, parlare, sentirsi capo. Di pochi, ma capo. Perché poi il punto è sempre questo, l’incapacità di stare dentro un progetto senza essere colui che comanda.

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